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Improvvisazione teatrale e problem solving

Non è certo nuova la scoperta che l’improvvisazione teatrale alleni l’attore che vi partecipa a migliorare abilità quali il “problem solving”, l’ascolto delle idee dell’altro e l’integrazione delle stesse con le proprie. Ma per operare ancor più sul linguaggio congruo e contestuale, la veloce comprensione di un contesto, l’adattamento a quest’ultimo con la subitanea scelta del personaggio più appropriato, propongo spesso questa improvvisazione ai miei giovani attori.
Esco dalla stanza adibita al laboratorio di Logoteatroterapia. Rientro pochi secondi più tardi con postura, voce, gesti ed espressività completamente diversi: sto interpretando un personaggio (ad esempio una maestra, la cameriera di una pizzeria o l’allenatore della squadra di calcio) che richiama subito alla mente un determinato ambiente (la scuola, il ristorante o il campo sportivo). Nel più breve tempo possibile tutti devono comprendere il personaggio, il luogo,

Cecilia Moreschi
l’azione che vi sta accadendo e attivarsi nella scelta del personaggio da interpretare, le azioni che questi può compiere e le battute che pronuncia. Se mi accorgo di aver scelto un personaggio troppo difficile da identificare, continuo a dare informazioni importanti, come chiedere i compiti, elencare le pizze del menù o rimproverare la mia squadra per la sconfitta con la rivale avvenuta due giorni prima. Presto o tardi tutti si attivano, tutti vengono coinvolti nella scena e recitano insieme a me. Al termine dell’improvvisazione pongo specifiche domande per far riflettere i miei allievi su qual è stata la battuta o il gesto che più di tutti ha permesso la comprensione della scena e dei personaggi all’interno. E quando anche l’analisi scenica è conclusa, chiedo a uno dei ragazzi di dare un titolo all’improvvisazione testé completata: e con esso, può terminare l’intera attività.

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