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Teatro e autismo una storia di successo

Disponibile a breve anche tramite podcast . Marco, nome di fantasia, è un bambino di dieci anni affetto dal Disturbo dello Spettro Autistico. Molto legato al concreto, a ciò che vede e sente, nel suo percorso di Logoteatroterapia di qualche tempo fa ha spesso dimostrato difficoltà a immaginare e a fare finta, a stare nel qui e ora dell’arte scenica senza farsi distrarre da inferenze sensoriali o associazioni mentali non pertinenti. Lo rivedo più di un anno dopo. Resto immediatamente colpita da una lunga serie di competenze sulle quali avevamo insieme lavorato non senza molta fatica, mescolata alle risate e alla leggerezza sempre presenti nel laboratorio. Ma ora Marco non solo mostra di averle perfettamente acquisite e stabilizzate nella memoria corporea, spaziale e cinestetica; si inserisce alla perfezione e con grande coerenza nella storia che gli ho illustrato una manciata di secondi prima, in cui deve sostituire un ragazzo assente. Entra in scena con enorme sicurezza e si rivolge a...
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Logoteatroterapia la sordità e il poliziotto

Disponibile a breve anche tramite podcast . Silvia, nome di fantasia, è una ragazza di ventidue anni di origine straniera e affetta da sordità. Di grande e vivace intelligenza, è perfettamente in grado di orientarsi in una enorme città caotica, di provvedere a se stessa e portare a termine i percorsi di studi che ha man mano seguito negli anni, ma l’importante difficoltà uditiva con la quale convive fa sì che la ragazza si affidi moltissimo alle abilità visive per comprendere contesto e messaggi altrui, e a quelle motorie e mimiche per produrre le rispettive risposte. Nel laboratorio di logoteatroterapia pertanto, tra le altre cose, lavoriamo esattamente sulla produzione fràstica del linguaggio diretto, ovvero delle battute pronunciate da determinati personaggi a seconda delle situazioni nelle quali si trovano e delle emozioni che provano. Silvia oggi sceglie di interpretare la parte del poliziotto e affida a me quella del ladro. L’emozione richiesta è la rabbia e non è affatto diffic...

La scuola che vorrei - Spettacolo del laboratorio di Logoteatroterapia Libreria Eli

Il bambino terapista degli altri e di se stesso

Disponibile a breve anche tramite podcast . Non so quante volte l’ho veduto accadere: un bambino che si pone come agente terapeutico di un altro ed è enormemente più efficace di tutti i terapisti adulti presenti nella stessa stanza. Ma andiamo per ordine. Un pomeriggio al laboratorio di logoteatroterapia lavoro con quattro bambini di sette/otto anni. Uno di loro, che chiameremo Giulio, è affetto da numerose difficoltà di varia natura: linguistiche, mnemoniche, prassiche e motorie. Unisce a esse una simpatia travolgente che lo porta a essere sempre attivo, ma ben poco attento e alla continua ricerca di nuovi stimoli e nuove cose da fare. A tutti i piccoli di quel giorno piace enormemente il gioco della Marionetta che cade in 10 tempi che ho dettagliatamente descritto nel volume dedicato alla Logoteatroterapia. Ma Giulio fa un’enorme confusione. Anticipa o non segue le consegne, utilizza entrambi gli arti perché ancora mostra difficoltà a inibire il movimento di uno di essi, unisce coll...

Comunicazione efficace esempi a scuola

Disponibile a breve anche tramite podcast . Continuiamo a parlare di comunicazione efficace. Da fonti autorevoli ho avuto modo di appurare che gli allenatori di squadre giovanili di pallacanestro insegnano ai loro atleti che quando il playmaker passa la palla a uno dei compagni e questi non riesce a prenderla, la responsabilità è sempre e inequivocabilmente del primo giocatore e non del secondo. Ovvero di chi ha in mano il pallone e lo lancia, non di chi lo riceve. Trovo questo esempio perfetto anche per la comunicazione tra gli esseri umani, tra docenti e discenti, tra colleghi con differenti livelli di responsabilità, tra genitori e figli, e perfino tra amici. Mi vengono in mente brevissimi ma significativi episodi accaduti tra adulti relativi alla preparazione degli spettacoli in una scuola. Ad esempio, quello di una foto scelta frettolosamente e inviata alla persona che deve occuparsi di riprodurre l’immagine per la scenografia dello spettacolo di una classe. Nell’immagine vi è, a...

Come funziona il copione e la comunicazione tra adulti e ragazzi

Disponibile a breve anche tramite podcast . Riprendiamo il discorso della scorsa settimana su linguaggio, comprensione ed efficace comunicazione Un pomeriggio, al laboratorio di Logoteatroterapia, sto lavorando con un bambino affetto da ADHD che chiameremo Gianni. Stiamo provando la messinscena del nostro prossimo spettacolo e Gianni ha la prima entrata in scena. Freme per iniziare, non vede l’ora di pronunciare le battute che ricorda alla perfezione ma tralascia completamente le azioni sceniche che precedono il contenuto verbale. Ne approfitto quindi per lavorare sull’ascolto e la comprensione. Gli leggo la didascalia del copione nella quale ci sono le azioni che dovrebbe compiere (ovvero “Gianni entra in scena quatto quatto, si ferma al centro, si gira verso il pubblico e mette il dito indice sulla bocca, chiaro segno del fare silenzio”). Il bambino, appena sente “Gianni entra in scena” non riesce a impedirsi di trasformare in azione motoria la frase e sta per precipitarsi nello spa...

Come insegnare autocontrollo e concentrazione a teatro

Disponibile a breve anche tramite podcast . Ogni spettacolo realizzato con l’età evolutiva è un’imperdibile occasione sia dal punto di vista educativo e della crescita dei bambini ragazzi che come momento terapeutico per allenare specifiche abilità. A volte, condizioni avverse che obbligano il/la regista o il/la teatroterapista a determinate scelte sull’impianto scenico, si rivelano in seguito preziose opportunità per mettere a fuoco un aspetto o far emergere una specifica fragilità e poter operare su di essi. Alcuni anni or sono, quando ancora la pandemia obbligava tutti noi a restrizioni e accorgimenti, conduco un laboratorio di Logoteatroterapia con adolescenti assieme alla mia preziosa collaboratrice Paola Gallassi, logopedista. Lo spettacolo finale li vede tutti in scena contemporaneamente seduti a semicerchio nel fondo della sala che ci ospita. Uno o due alla volta si alzano dalle proprie sedie e vengono al centro a narrare o recitare il proprio pezzo, mentre gli altri devono re...