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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

Logoteatroterapia a Il Grande Cocomero

Tanti di noi di certo ricordano il film di Francesca Archibugi Il grande cocomero , del 1993, con Sergio Castellitto. Probabilmente però non tutti sanno che a Roma esiste da allora l’Associazione di volontariato Il Grande Cocomero , aperta alle necessità del quartiere San Lorenzo. E probabilmente una porzione ancora minore della popolazione è a conoscenza dello splendido laboratorio di Logoteatroterapia, condotto dalla logopedista Carlotta Chiaramonte e la neuropsichiatra Chiara Scoppola, proprio all’interno dell’associazione. Due persone eccezionali, due “pifferaie magiche” che con passione, attenzione e cura hanno saputo prendere per mano otto bambini con fragilità e portarli a costruire qualcosa di grande. Ma lasciamo ora spazio alle parole della Chiaramonte sull’esperienza vissuta: “Per qualche tempo io e Chiara Scoppola siamo state compagne di una tanto splendida quanto tempestosa avventura. Abbiamo avuto l’occasione e di tenere un laboratorio di Logoteatroterapia per bambini in e

Logoteatroterapia e autoregolazione

Disponibile anche tramite podcast . Aurora (nome di fantasia) è una ragazza allegra, solare e generosa. Ha 18 anni ed è affetta da DSA e disturbo d’ansia, che spesso si accompagna a una grande fragilità emotiva. Aurora frequenta già da qualche anno il laboratorio di Logoteatroterapia con grande coraggio e determinazione. Non manca a un appuntamento, lei che non solo non sarebbe mai salita su un palco, ma addirittura si rifiutava all’inizio di recitare piccole improvvisazioni davanti ai suoi compagni. Eppure ha trovato la forza, forse unita a un pizzico di incoscienza, ed è sempre riuscita a superare le proprie difficoltà, scoprendo di avere notevole talento e soprattutto di provare piacere nel metterlo in gioco. Qualche settimana fa mi disse di avere un gran mal di pancia. Le chiesi se proprio non se la sentiva di recitare, in quanto avremmo dovuto impostare la sua scena per lo spettacolo. Rispose che ci avrebbe provato, con il patto che si sarebbe fermata in qualsiasi momento. Eppure

Logoteatroterapia e attenzione divisa

Disponibile anche tramite podcast . Un lunedì pomeriggio mi trovo a lavorare con un gruppo di sei adulti affetti da disabilità intellettiva in comorbidità con altre patologie. Stiamo allestendo lo spettacolo, i sei hanno memorizzato ciascuno le proprie battute e nella ripetizione del copione a tavolino sono andati abbastanza bene. Ma una volta all’interno dello spazio scenico, laddove sia necessario integrare il contenuto verbale con lo spazio, le azioni, gli oggetti, la gestualità e la postura, il compito inizia a farsi davvero arduo. Pertanto la sicurezza di alcuni di loro inizia a vacillare e, per ritrovare una metaforica àncora alla quale aggrapparsi, tengono lo sguardo fisso su di me, aspettandosi piccoli aiuti gestuali o la prima parola della battuta. Basta un attimo e il minuscolo suggerimento che fornisco loro è più che sufficiente a riportare alla memoria l’intera frase e le eventuali azioni. Ma come fare quando continuano a mantenere il contatto oculare con la sottoscritta e

Logoteatroterapia e disprassia

Disponibile anche tramite podcast . Qualche anno fa, mentre il Covid continuava a farsi sentire e tutti noi eravamo costretti a lavorare con mascherine, distanza, finestre aperte e gel per le mani, arrivò Simone (nome di fantasia) al mio laboratorio di Logoteatroterapia per bambini dai 7 ai 9 anni. Il bambino era affetto da disprassia grosso motoria, ma non fu difficile rendermi conto che tale disagio aveva fatto sì che in lui si sviluppasse un’altra problematica, altrettanto invalidante. Il disturbo di coordinazione dello sviluppo (DCD), noto anche come disturbo di coordinazione motoria dello sviluppo, disprassia dello sviluppo o semplicemente disprassia, è un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da compromissione della coordinazione dei movimenti fisici a seguito di messaggi cerebrali che non vengono trasmessi con precisione al corpo. Simone era un ragazzino di grande intelligenza, assolutamente consapevole delle proprie difficoltà e che soffriva enormemente nel veder