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Visualizzazione dei post da maggio, 2024

Logoteatroterapia con Letizia Catani

Letizia Catani è una bravissima logopedista di Jesi, che oltre a svolgere la sua professione con serietà, passione e impegno, presta servizio volontariamente presso l’A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) nella sua città. Allieva del corso di Logoteatroterapia per professionisti, ha introdotto alcune delle competenze acquisite nel suo laboratorio teatrale con adulti afasici. Ne è nata una bellissima esperienza, che Letizia ci racconta . Un giorno all’improvviso perdi la capacità di linguaggio. L’hai utilizzata per anni per comunicare con altri esseri umani e improvvisamente non è più facile da usare. Hai difficoltà a trovare le parole giuste, a mettere in ordine i suoni che le compongono, a costruire frasi, a comprendere ciò che gli altri dicono o a ripetere. Talvolta automaticamente una parole fuoriesce, ma l’attimo dopo fai di nuovo fatica a ritrovarla e provi una grande frustrazione. Questo è ciò che succede alle persone con afasia. Un giorno a seguito di un evento neurologico (co

Logoteatroterapia a scuola di Fabiana Romanelli

Fabiana Romanelli, oltre ad aver partecipato al corso per professionisti di Logoteatroterapia, è una maestra montessoriana davvero speciale. Condivide con noi un’esperienza vissuta con il proprio gruppo classe, tanto semplice quanto potente, dalla quale traspare la passione che mette nel suo lavoro e la cura per ciascun bambino, nella sua unicità. È un caldo venerdì pomeriggio di maggio, non solo per il sole che batte sulle finestre della nostra classe. Durante la mattinata alcuni episodi hanno condizionato lo stato d’animo dei bambini: sono agitati, c’è tensione, si scatenano conflitti con troppa facilità. Qualche attività di logoteatroterapia fa proprio al nostro caso! Chiedo ai bambini di liberare l’aula, ovvero di disporre tutti i tavoli uno a fianco all’altro, lungo le pareti della classe. Quindi il setting è pronto in pochi minuti per un’attività diversa dal solito.                                                                                                                   

Cambio di orientamento

Disponibile a breve anche tramite podcast . Una mattina conduco il laboratorio di Logoteatroterapia con tre ragazzi che frequentano le scuole medie. Due di loro sono affetti dal Disturbo dello Spettro Autistico, il terzo da un grado lieve di disabilità intellettiva unita a un’incipiente balbuzie. Al di là delle etichette, i tre ragazzi sono davvero simpatici, ed è un piacere lavorare con loro. Stiamo preparando la scena che li vedrà protagonisti all’interno del prossimo spettacolo teatrale. Il terzetto ha ormai memorizzato battute, azioni, espressività e movimenti nello spazio scenico. Possiamo dunque passare al cambio di orientamento. Come sovente accade non solo a me ma anche a tutti coloro che svolgono il mio stesso lavoro, il luogo nel quale ci troviamo a operare non è il teatro dove andrà in scena la performance. Spesso abbiamo a nostra disposizione sale più o meno ampie, con quantità di luce a volte non adeguata, troppi oggetti o troppo pochi, suoni che arrivano dall’esterno e c

Spettacolo Si salvi chi può a Cantine Teatrali

Sui genitori

A breve disponibile anche tramite podcast . Un lunedì pomeriggio, in sala d’attesa. Vedo la mamma di Stefano (nome di fantasia) stanca, demotivata, con gli occhi bassi e spenti. Conosco bene il lutto che l’ha colpita un anno fa e la preoccupazione per quel ragazzo affetto da DSA e borderline cognitivo. Mesi addietro, ho fatto molta fatica a coinvolgere Stefano nel laboratorio di Logoteatroterapia. Il giovane era estremamente inibito, quasi terrorizzato dal gruppo dei pari. E sebbene si trattasse, nel nostro caso, di altri cinque ragazzini allegri e simpatici, la sua prima reazione ogni lunedì era di rintanarsene in un’altra stanza con la propria terapista, dove probabilmente si sentiva al sicuro, non esposto agli sguardi altrui e non sottoposto alle mie richieste. Eppure… Eppure, pian piano anche le attività di Logoteatroterapia hanno iniziato a far breccia in lui, riuscendo a divertirsi, sorridere e a provarci gusto. Una volta gli chiesi di improvvisare con me una scena tratta da Cap