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La comunicazione tra adulti

Disponibile anche tramite podcast.

La Logoteatroterapia non si rivolge solo a persone con difficoltà comunicative importanti, presenti ad esempio nella sordità, ritardo di linguaggio, disturbo da deficit dell’attenzione e/o iperattività, disturbo dello spettro autistico e varie altre. La disciplina è utile anche per individui con lievissime fragilità linguistiche o comunicative che di certo ritroverete in molti dei vostri amici, parenti o colleghi.
Spesso noto persone che parlano troppo, occupando tutto lo spazio conversazionale e non lasciandolo agli altri. C’è invece chi parla talmente veloce da arrivare in debito d’aria, per poi accavallare le parole l’una sull’altra. C’è poi chi ascolta l’altro ma non appena questi dice qualcosa che lo riporta a un suo vissuto personale, ecco che il primo interrompe e inizia a parlare a sua volta. C’è chi sente l’impellente bisogno di commentare, anche a bassa voce, ogni frase pronunciata dall’interlocutore, creando un continuo “tappeto sonoro” che non è vero ascolto, non è spazio. A volte mi capita di osservare qualcuno che continua a chiacchierare non decodificando assolutamente la comunicazione non verbale dell’interlocutore, il quale magari si è stufato o ha altre cose da fare, oppure tenta di chiudere la conversazione perché ha un altro impegno, ovvero semplicemente non è interessato. C’è poi chi non tiene conto del contesto e comunica sempre esattamente allo stesso modo, sia che si trovi in un luogo di culto che al parco o in un ufficio.
Tutti questi aspetti non sono eccessivamente

Cecilia Moreschi
invalidanti. Ci siamo tutti abituati, magari ne ridiamo insieme agli amici o nemmeno ci facciamo caso. Eppure, se ciascuno lavorasse sulle proprie minime fragilità, la comunicazione fra noi tutti sarebbe molto semplice, scorrerebbe più liscia e sarebbe immensamente più piacevole.
Ecco perché, quando mi trovo a condurre corsi con professionisti che desiderano apprendere elementi della Logoteatroterapia da riportare nel proprio lavoro, accade spessissimo che tanti mettano improvvisamente a fuoco le proprie modalità linguistiche e operino per migliorarle (io stessa ho il vizio di parlare troppo velocemente e negli anni sono riuscita a rallentare il mio eloquio); oppure che il cambiamento avvenga in maniera del tutto spontanea e naturale. Lavorando sul ritmo, il respiro, la propriocezione, l’intenzionalità del gesto e della postura, la corretta prosodia (e molto altro ancora), inevitabilmente si ottengono enormi risultati. Il poter poi sperimentare il tutto in una scena improvvisata, nella quale ci si può fermare anche cento volte per ricominciare, permette a chiunque di allenarsi in un contesto protetto, non giudicante o svalutante, anzi tutto il contrario, dove ciascuno opera per il bene dell’altro.

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