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Tutto e subito vs guadagnarsi la gratificazione

Disponibile a breve anche tramite podcast.

Sono nella grande sala preposta al laboratorio teatrale con le classi di una scuola. Sento un grande chiasso giungere dalle scale, segno inequivocabile che il primo gruppo sta arrivando. Bene, sta per iniziare una nuova avventura.
Osservo attentamente la modalità con la quale i loro corpi entrano nell’aula, con le voci che si sovrappongono e l’esplorazione a tratti caotica e poco funzionale del nuovo spazio (per certi versi eccessivamente grande). Mi accorgo di quanto non solo dal punto di vista fisico, ma con tutto il proprio essere, il gruppo dei partecipanti comunichi inequivocabilmente le privazioni sociali e motorie dovute ai durissimi anni appena trascorsi. Le attività del laboratorio e la scelta del tema per la messinscena finale saranno dunque adattate alle loro necessità.
Mi presento e spiego in breve cosa faremo in questi

Cecilia Moreschi
incontri. La maggioranza vorrebbe già salire sul palco, anzi qualcuno ha proprio iniziato a farlo, convinto che sarà lì sopra che si svolgerà interamente il nostro lavoro. “Saremo presto sul palcoscenico, ma non oggi, ragazzi. Abbiate pazienza”. Impiego giusto un paio di minuti per motivare loro tale scelta: lo spazio in platea scevro dalle sedie è molto più grande e permetterà loro di muoversi in totale libertà, creatività, esplorazione di se stessi e dell’ambiente. Il palcoscenico non solo è più piccolo ma ha degli elementi spaziali ben precisi (le quinte, il sipario, il fondale, il proscenio) che già spostano azioni e movimenti in una direzione specifica, anche a livello inconscio. Occorre invece agire inizialmente in un ambiente “neutro”, come un foglio bianco, per potersi esprimere senza alcuna costrizione. Non solo. Ho notato spesso, e me lo hanno confermato proficui dialoghi con colleghi educatori, logopedisti e terapeuti, quanto la nostra attuale società consumista, regina dell’avere “tutto e subito” tenda a soddisfare immediatamente (quando non a prevenire) le richieste delle giovani generazioni, le quali non sviluppano pienamente il saper posporre la gratificazione al momento giusto, dopo aver lavorato per ottenerla. Di conseguenza si vuole e si ottiene immediatamente l’oggetto del desiderio, salvo poi stancarsene ben presto e passare a desiderare qualcos’altro. Il poter salire sul palco solo dopo “esserselo guadagnato” ovvero essersi impegnati per acquisire elementi propri dell’arte scenica, lavora quindi anche su tale importante aspetto.
I ragazzi comprendono immediatamente e accettano. Il palcoscenico rimarrà presente nella nostra sala come gratificazione da guadagnarsi e le loro aspettative non saranno di certo disattese: fra poche settimane ci arriveranno con la giusta consapevolezza dell’importanza del luogo e di loro stessi, cresciuti ulteriormente come persone, oltre che attori.

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