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Il comportamento oppositivo

Disponibile a breve anche tramite podcast.

Quel martedì pomeriggio arriva Diego (nome di fantasia, come sempre) al laboratorio di Logoteatroterapia, accompagnato dalla sua logopedista. Il ragazzino ha 9 anni e soffre di un disturbo sull’apprendimento, ma il tratto più evidente del suo carattere che ormai si è strutturato in un quasi perenne comportamento, è il suo atteggiamento oppositivo. Spesso polemico e inutilmente refrattario agli insegnamenti di chi gli sta accanto solo per il suo bene, Diego risponde male, fa spallucce, sfida continuamente l’adulto di riferimento, perde minuti preziosi che vengono purtroppo sottratti al lavoro che dovrebbe fare sugli apprendimenti.
Nella stanza adibita al laboratorio è già arrivata Aurora, bambina simpatica e anche troppo socievole, con tratti di iperattività e quasi assoluta mancanza di rispetto delle regole sociali e dei ruoli. Il laboratorio di Logoteatroterapia finora è stato impostato su obiettivi quali le Funzioni Esecutive, il linguaggio congruo e contestuale, lo sviluppo della creatività, il rilassamento e la pausa. Ma oggi avverto che è imprescindibile lavorare su altro.
Finora a Diego sono state dette migliaia di parole in cui gli viene spiegato quanto il suo comportamento sia disfunzionale e deleterio soprattutto per se stesso. Ma pare che tali discorsi non abbiano sortito alcun effetto. Chiedo quindi ad Aurora di aiutarmi e velocemente facciamo “lo specchio” ovvero mettiamo in scena l’ultima dinamica appena accaduta. Aurora si diverte immensamente nel fare la terapista mentre io interpreto il bambino oppositivo, polemico, irritante (ovviamente calco la mani sugli aspetti esasperanti).  
Guardo di sottecchi Diego e noto un grande coinvolgimento, in quegli occhi che spesso invece mostravano una patina di totale o quasi disinteresse alle parole degli adulti. Non c’è niente da fare, il teatro ha sempre un impatto molto forte su chi lo fa e chi vi assiste, soprattutto quando la scena parla di noi stessi. Decido si “battere il ferro finché è caldo” e con Aurora ci buttiamo a capofitto in varie altre improvvisazioni che mostrano sempre la stessa tematica: l’inutilità della polemica e dell’opposizione soprattutto nei confronti di chi sta accanto a noi per il nostro bene e potrebbe aiutarci a condurre più agevolmente la nostra vita.

Cecilia Moreschi
Passiamo poi ai comportamenti scorretti contrapposti agli atti di gentilezza, improvvisando scene al parco e al cinema. Diego mi osserva con sempre maggiore interesse e a un tratto prorompe in una risata tanto spontanea quanto liberatoria.  Viene a recitare con me, poi con Aurora. È pienamente “dentro”, è coinvolto. Il messaggio non è arrivato più “dall’alto, dall’esterno” ora sta iniziando a penetrare dentro di lui. Ci salutiamo con grandi sorrisi, occhi accesi di interesse che trasmettono nuove possibilità. Ma una è la più importante di tutti: la dinamica disfunzionale inizia a sgretolarsi.

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