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Un giovedì mattina conduco il laboratorio con due ragazzi che frequentano la prima classe della scuola media. Il primo, chiamiamolo Alessio, è affetto da goffaggine motoria e lieve disabilità intellettiva. Il secondo, che chiameremo Tommaso, ha una fortissima inibizione sia verbale che corporea che lo porta a essere in un perenne stato di tensione. Di conseguenza il suo eloquio ha continue esitazioni, pause troppo lunghe, fonemi scorretti, a volte va in debito d’aria e così via. Naturalmente, per entrambi, ho strutturato una serie di attività che partano dal corpo, che stimolino la propriocezione, l’alternanza di tensione/rilassamento e la corretta respirazione. Eppure, c’è qualcosa che ancora non va. Mi rendo conto che sia Tommaso che Alessio hanno necessità di rinforzare il proprio io, aumentando sia l’autostima che la capacità di credere in se stessi. Di conseguenza, dopo aver svolto insieme a loro alcuni esercizi corporei quali lo scioglimento e la marionetta, propongo ai due di rifare tutta la sequenza ma a occhi chiusi. Avranno la mia voce
come guida ma non potranno appoggiarsi sulla vista, il senso che tutti noi utilizziamo più di tutti. Da “dentro” quindi, ovvero attivando la propriocezione, ciascuno dovrà selezionare quale arto muovere e in che modo, quale invece deve star fermo e aspettare. Senza la guida visiva del mio corpo che gioca insieme a loro o del corpo dell’amico, tutto diventa un pochino più complicato. Ecco che Alessio si trova a muovere solo un polso quando la richiesta era di muoverli entrambi, mentre Tommaso ruota le spalle quando gli avevo chiesto di far lo stesso ma con le braccia. Non c’è alcun problema, ridiamo insieme delle imperfezioni, ricominciamo. In questo luogo protetto dove nessuno giudica, si può sbagliare, correggere il tiro, ricominciare. Ripartiamo allora. “Sentiamo” il corpo. Decidiamo cosa muovere e cosa inibire. Iniziamo a camminare, sperimentando lo spazio a occhi chiusi. Alleniamoci a stare in armonia e correttamente dentro noi stessi, a respirare associando l’inspirazione a un arto in tensione e l’espirazione alla fase di rilassamento. Realizzare il tutto a occhi chiusi stabilizza enormemente qualsivoglia apprendimento, allenta le tensioni, riporta alla calma e alla concentrazione e tanto altro ancora. Sono tutti elementi indispensabili per le prestazioni esterne che il grande palcoscenico del mondo ovvero la società, la scuola e la famiglia ci richiedono.
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