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Logoteatroterapia e autoregolazione

Disponibile anche tramite podcast.

Aurora (nome di fantasia) è una ragazza allegra, solare e generosa. Ha 18 anni ed è affetta da DSA e disturbo d’ansia, che spesso si accompagna a una grande fragilità emotiva.
Aurora frequenta già da qualche anno il laboratorio di Logoteatroterapia con grande coraggio e determinazione. Non manca a un appuntamento, lei che non solo non sarebbe mai salita su un palco, ma addirittura si rifiutava all’inizio di recitare piccole improvvisazioni davanti ai suoi compagni. Eppure ha trovato la forza, forse unita a un pizzico di incoscienza, ed è sempre riuscita a superare le proprie difficoltà, scoprendo di avere notevole talento e soprattutto di provare piacere nel metterlo in gioco. Qualche settimana fa mi disse di avere un gran mal di pancia. Le chiesi se proprio non se la sentiva di recitare, in quanto avremmo dovuto impostare la sua scena per lo spettacolo. Rispose che ci avrebbe provato, con il patto che si sarebbe fermata in qualsiasi momento. Eppure, una volta

Cecilia Moreschi
iniziata l’interpretazione del personaggio, nell’“uscire fuori da sé” che solo il teatro ci permette, il mal di pancia sparì e pochi minuti dopo la ragazza affermò di sentirsi enormemente meglio.
In queste settimane, la data della prossima messinscena si avvicina a grandi passi. Ecco che l’ansia inizia di nuovo a farsi sentire nel corpo di Aurora. E lei dunque non riesce a smettere di parlare, fa battute o commenti a volte inappropriati, che distraggono sia me che i suoi compagni. Mi accorgo ben presto che il continuo richiamo e il chiederle di smetterla non sortiscono effetti duraturi. Aurora riesce a contenersi al massimo per cinque minuti, poi ricomincia con il chiacchiericcio. Come posso fare, mi domando.
Ed ecco l’idea.
La settimana successiva chiedo a una delle tirocinanti presenti al laboratorio di segnare su un foglio tutte le volte in cui Aurora si distrae nel corso delle prove, così da rimandare alla ragazza un criterio di realtà sull’effettivo disturbo che mette in campo nel corso dell’oretta insieme. Ma subito dopo aggiungo che la ragazza non è certo l’unica a chiacchierare e che forse sarebbe giusto monitorare un po’ tutti. Inserisco anche me stessa in questa sorta di accertamento, riconoscendo che anche io a volte perdo l’attenzione, quindi la tirocinante avrebbe dovuto controllare anche me. Motivo tutto questo con il fatto che lo spettacolo si avvicina a grandi passi e quindi tutti noi dobbiamo fare uno sforzo di attenzione e silenzio in più, se vogliamo costruire qualcosa di bello. Bene, detto questo iniziamo a provare. Al termine, la tirocinante afferma che Aurora si è distratta solo quattro volte e nel conto ha inserito anche se stessa, rea di aver chiacchierato due volte. Tutto il gruppo esplode in un sincero applauso dedicato ad Aurora, visto che è stata davvero brava nell’autoregolazione. La ragazza ne è felicissima.
La mamma mi racconterà poi che a casa lo ha riferito a tutti, che era entusiasta di essersi saputa controllare e continuava a ripetere “mi hanno fatto tutti l’applauso!”.

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