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Logoteatroterapia con Letizia Catani

Letizia Catani è una bravissima logopedista di Jesi, che oltre a svolgere la sua professione con serietà, passione e impegno, presta servizio volontariamente presso l’A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) nella sua città. Allieva del corso di Logoteatroterapia per professionisti, ha introdotto alcune delle competenze acquisite nel suo laboratorio teatrale con adulti afasici. Ne è nata una bellissima esperienza, che Letizia ci racconta.

Un giorno all’improvviso perdi la capacità di linguaggio. L’hai utilizzata per anni per comunicare con altri esseri umani e improvvisamente non è più facile da usare. Hai difficoltà a trovare le parole giuste, a mettere in ordine i suoni che le compongono, a costruire frasi, a comprendere ciò che gli altri dicono o a ripetere. Talvolta automaticamente una parole fuoriesce, ma l’attimo dopo fai di nuovo fatica a ritrovarla e provi una grande frustrazione.
Questo è ciò che succede alle persone con afasia.
Un giorno a seguito di un evento neurologico (come ictus, trauma cranico e così via) parlare diventa enormemente difficile e ti sembra che gran parte del tuo mondo finisca. Impieghi anni per riacquistare parzialmente questa abilità che un tempo era così spontanea. Svolgi riabilitazione logopedica per mesi e mesi in ospedale e in ambulatori vari. Conosci logopedisti diversi. Ne

ricordi i volti, la provenienza e apprendi qualcosa della loro vita privata mentre loro scoprono la tua narrazione: tutta la vita trascorsa in questi anni. Dalla fanciullezza, alla costruzione di una famiglia e/o carriera. Ti accorgi così, pian piano, che ci sono ulteriori modi di comunicare. Un suono, un gesto, un’imitazione, un’espressione del volto riescono a trasmettere un’informazione.
E ci siamo detti tanto, pur a volte essendoci detti poco.

Tutti questi altri modi diversi di comunicare sono gli stessi di cui si avvale un attore quando sale su un palcoscenico, per questo all’A.IT.A. (Associazione Italiana Afasici) di Jesi, ci siamo lanciati una sfida nuova: proviamo a fare teatro insieme. Come? Usando la logoteatroterapia.
Non è sempre facile proporre qualcosa che non si sa se verrà accolto e se funzionerà.
Ma all’A.IT.A. - associazione in cui si incontrano persone con afasia, caregivers e volontarie logopediste – le sfide vengono accettate volentieri. Non ci si tira indietro mai. E si ride molto.
Abbiamo proposto inizialmente attività di logoteatroterapia che reputavamo più semplici, come ad esempio usare l’immaginazione per trasformare una matita in qualcos’altro. Provare a vedere quello che non c’è. Così una matita diventa un pettine, un flauto, una sigaretta, un mascara e cose assurde, come una bicicletta.
Successivamente abbiamo iniziato a proporre delle brevi improvvisazioni e abbiamo visto: mamma e figlia che litigano in cucina, devoti in chiesa, nonni e nipoti in aeroporto, amici di vecchia data sugli sci…
Iniziamo a mandare i video delle improvvisazioni sui gruppi whatsapp in cui ci sono altre persone che non frequentano costantemente l’associazione. Grazie a questi video si aggiungono al nostro gruppo altri due compagni dell’A.IT.A. di Ancona che sono appassionati di teatro. Così il gruppo si allarga, si integra di nuove idee, risate e - perché no - anche qualche polemica.
Aumenta il numero di attori, così proponiamo dei piccoli esercizi di regia. Non è facile mettere d’accordo tante teste, ma è così che si aprono dibattiti e ciascuno prova a comunicare il proprio accordo o dissenso. Si assegnano piccole battute che si dovranno ripetere sul palco. Nascono due “mini spettacoli”.
Uno di questi è ambientato in un supermercato. Ci sono clienti, cassieri, salumieri e pescivendoli. Uno dei due clienti acquista alimenti di prima qualità ma, arrivato in cassa, non ha i soldi per pagare - ogni spettacolo che si rispetti ha sempre un problema da risolvere – così obbligherà l’altro cliente a pagare per lui un conto piuttosto salato.
L’altro minispettacolo vede un altro gruppo di 5 adulti, trasformarsi in bambini delle elementari che vanno in gita con il pulmino. Cantano, urlano e fanno continui dispetti all’autista. Quando quest’ultimo prova a coglierli con le mani nel sacco, loro si immobilizzano e tacciono. La perfetta riproduzione della dinamica del gioco un-due-tre stella!
Tutto questo ha stimolato in ogni partecipante la spinta a far sì che volontariamente si mettesse in gioco. La comunicazione non verbale è il loro punto di forza e aumentandolo si rinforza contestualmente l'efficacia comunicativa. Il contesto recitativo e le attività di logoteatroterapia offrono pertanto uno spazio e un tempo differenti dalla vita quotidiana; uno spazio e un tempo dove si può sbagliare, ridere e ricominciare, fino a trovare la strategia più congrua a ciascuno per veicolare il messaggio che intendeva trasmettere al resto del gruppo.
Per quest’anno gli incontri sono terminati e ci siamo divertiti enormemente a giocare al teatro dentro la nostra piccola stanza. L’anno prossimo alcuni vociferano che vorrebbero fare uno spettacolo… chissà.

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