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Perché fare lo spettacolo

A breve disponibile anche tramite podcast.

Se la logoteatroterapia nasce e si sviluppa con il solo e preciso intento di porre l’esperienza teatrale a servizio di ciascun individuo che vi partecipi, il momento della preparazione e successiva messinscena della performance finale persegue questo obiettivo ancor di più. Tutti i giovani e meno giovani attori hanno una motivazione altissima a far bene la propria parte, visto che dovranno interpretarla di fronte al pubblico. Di conseguenza tale motivazione fa sì che gli apprendimenti insiti in ogni piccola azione scenica, in ciascun personaggio, nei dialoghi o monologhi, vengano interiorizzati e approfonditi da ciascuno in maniera indelebile.
Lo spettacolo è dunque un’occasione da non lasciarsi sfuggire per far sì che ognuno dei nostri allievi lavori esattamente sulle proprie fragilità, in un contesto entusiasmante, divertente e foriero di grandi soddisfazioni. Da M. Montessori: “Per

Cecilia Moreschi
insegnare bisogna emozionare. Molti però pensano ancora che se ti diverti non impari”
Paolo (nome di fantasia) è, tra le altre cose, spesso disorientato nel tempo e nello spazio. Pertanto la sua azione drammaturgica nasconde un lungo lavoro di organizzazione spazio-temporale, nel quale abbiamo integrato battute ed espressioni emotive; l’ho coinvolto inoltre in tutte le scene della performance, così che poco a poco interiorizzasse le varie sequenze e le facesse proprie. Con estrema lentezza, rispettando i suoi tempi di apprendimento, il lavoro ha fatto sì che Paolo non solo avesse in mente tutto lo spettacolo ma anche i momenti nei quali attivarsi, differenti da quelli in cui sperimentare la pausa. E ancora: lo vedo arrivare con maggiore calma e concentrazione, più adeguato all’ambiente che lo circonda e alle persone che incontra. Si accorge se manca una sedia, si ricorda prima di me dell’oggetto scenico che deve prendere, della quinta dalla quale deve entrare. Grazie agli studi sulla neuroplasticità, che hanno messo in luce quanto le esperienze compiute con corpo, voce ed emozioni lascino segni indelebili nella mente tanto da modificare i nostri pattern motori e comportamentali, mi rendo conto ancor più di quanto questa esperienza rivesta incredibili potenzialità: migliorare, anche se a volte in piccola parte, la qualità della vita dei nostri ragazzi. E inevitabilmente le loro conquiste si riflettono su familiari, amici, insegnanti ovvero su tutto l’ambiente che li circonda. Quante volte genitori o docenti ci hanno raccontato, con grande sorpresa, degli avanzamenti a casa o a scuola, che rendono felici tutti, non solo il nostro ragazzo o la nostra bambina, ai quali ci siamo tanto dedicati.
Per questo la logoteatroterapia (come tutte le altre forme di artiterapie) sono così importanti. Per l’incredibile funzione sociale che ricoprono, a volte senza neppure saperlo. Chiudiamo quindi, ancora con le parole di Maria Montessori, che chiunque operi con l’età evolutiva non dovrebbe mai dimenticare: “Il bambino (ma noi potremmo aggiungere la ragazza, l’adolescente) è insieme una speranza e una promessa per l’umanità”.

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