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Un martedì pomeriggio lavoro con cinque adolescenti con problematiche legate all’attenzione, all’autocontrollo, all’iperattività e all’iper attivazione del sistema mirror con scarso sistema di controllo. Spesso fa capolino anche il disturbo del linguaggio socio pragmatico, che si somma a tutto questo rendendo i ragazzi facili prede di idee, discorsi e commenti poco aderenti alla realtà del momento.
Nel tempo ciascuno di loro ha compiuto enormi passi in avanti, tanto che possiamo compiere attività man mano più complesse. Stiamo infatti lavorando sul passaggio da narrazione a battuta recitata, ovvero da discorso indiretto a diretto, dove il focus è mantenere tutti gli elementi ascoltati (e memorizzati) nella narrazione, senza aggiungere elementi che in realtà non ci sono. I ragazzi sono bravi e attenti, si accorgono quando la frase recitata necessita di perfezionamento, e senza entrare in frustrazione ricominciano correggendo l’eloquio spontaneo affinché sia il più funzionale possibile. Quindi decido di fare un ulteriore passo in avanti. Mantenendo la stessa narrazione iniziale per ciascuno di loro, stavolta la battuta si inserirà nel contesto recitativo: aggiungiamo entrata in scena, postura, gestualità, espressione del viso, prosodia. Inevitabilmente il contenuto verbale, corredato di tutti questi altri elementi corporei e del movimento nello spazio, si allunga, si approfondisce. Diviene un vero e proprio monologo, recitato con grande sicurezza di fronte al pubblico, ben organizzato e corredato delle pause necessarie all’ascolto e alla comprensione. Solo Lorenzo (nome di fantasia) non riesce velocemente ad attivare la flessibilità cognitiva necessaria a far sì che il suo intervento divenga un monologo (a mo’ dei famosi “a parte” tanto cari a Pirandello) e non una battuta all’interno del dialogo nel quale il suo personaggio si rivolge a qualcun altro. Gli chiedo di accettare la nuova modalità, fuoriuscita spontaneamente dal lavoro degli altri, ma non c’è verso. Lorenzo si chiude in un atteggiamento di totale rifiuto che mi ricorda esattamente quel che faceva due anni fa ogni volta che proponevo un nuovo gioco. Ma stavolta non mi scoraggio e chiedo agli altri di proseguire, sia per dare a Lorenzo il tempo necessario a pianificare una nuova modalità comunicativa, ma soprattutto per attivare il suo sistema mirror nell’osservare i compagni fare ciò che lo attende. E il miracolo avviene: passa una decina scarsa di minuti e vedo il suo corpo di nuovo rilassato, lo sguardo divertito, la totale partecipazione. Non faccio nemmeno in tempo a chiedergli se vuole riprovare che Lorenzo scatta in piedi, si porta alle spalle della quinta improvvisata e si dispone a recitare. Perfetto nella modalità, con gesti adeguati e funzionali, anche il suo eloquio aumenta divenendo il monologo che tutti stavamo aspettando. Applausi, complimenti, felicitazioni da parte di tutti.
Grazie, Lorenzo.
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