Passa ai contenuti principali

Non siamo soli. Possiamo essere gruppo e crescere insieme

Disponibile a breve anche tramite podcast.

Clara, nome di fantasia come i seguenti, affetta dal Disturbo dello Spettro Autistico, una mattina non riesce proprio a non interrompere una delle attività di logoteatroterapia che piacciono tanto sia a lei che ai suoi tre compagni di corso. Si rende conto e chiede scusa, tentando di connettersi con quel che stiamo facendo (ma il risultato positivo dura appena una manciata di secondi). La tranquillizzo rassicurandola che è tutto a posto ma al contempo le chiedo di osservare il viso e il corpo dei suoi compagni. Soprattutto, di non limitarsi a concentrarsi su di me o l’attività proposta, ma sugli altri, il gruppo dei pari, sforzandosi di prestare attenzione ai loro corpi e alle espressioni del viso. Si stanno divertendo? O magari pian piano si annoiano sempre più? Vorrebbero iniziare a giocare e divertirsi ma non riescono, date le continue interruzioni?
Ecco la chiave di volta. Clara guarda finalmente gli altri con attenzione, li vede davvero, e improvvisamente è come se una finestra si spalancasse nella sua mente e facesse entrare il sole e un’aria frizzante.
La stessa cosa accade con Riccardo, il cui continuo movimento delle gambe e dondolio sulla sedia non solo lo pone in un costante stato di pericolo, ma è fonte di continui richiami da parte dei vari docenti o terapisti che hanno a che fare con lui. Naturalmente il ragazzino continua a muoversi come azione automatica, della quale ancora non ha sviluppato la necessaria consapevolezza. Stavolta chiedo l’aiuto degli altri allievi presenti alla nostra seduta di laboratorio. Ecco che Andrea gli chiede di fare attenzione perché potrebbe cadere. Gli fa eco Silvia, raccontando un episodio similare accaduto a una sua compagna. Chiosa Emma, chiedendo a tutti di riprendere il gioco che stavamo per fare. Riccardo è sorpreso ma contento dell’attenzione dei suoi compagni e promette che cercherà di controllarsi. Bene ragazzi, riprendiamo! 
Ecco che l’allenamento ad allungare i tempi di attenzione e all’inibizione (una delle principali Funzioni Esecutive che consiste nel riuscire a metter in pausa azioni o parole non adatte al contesto) è molto più semplice da mettere in campo, se fatto con rispetto e cura delle persone che ci sono accanto. Rimando a Clara e a tutti gli altri che all’interno del laboratorio di logoteatroterapia siamo un gruppo, una comunità. E che qualsiasi nostra azione, sia positiva che negativa, ha un effetto sugli altri.
Com’è potente questo concetto che improvvisamente si spalanca nella mente dei nostri ragazzi. Fare o non fare un’azione per il bene non solo del singolo ma di tutto il gruppo, riveste davvero un grande significato. Chissà, magari potrebbe allenarci non solo alla pragmatica e all’autocontrollo, ma alla costruzione di rapporti più veri e autentici, colmi di cura e attenzione vicendevole, dove si ricerchi solo il bene sia per il singolo che per la comunità.

Commenti