Nel laboratorio di Logoteatroterapia oggi ci sono una bambina e un bambino. La prima è affetta da iperattività con difficoltà di autoregolazione, mentre il secondo da sordità e conseguente ritardo di linguaggio. Entrano nella stanza, mi salutano festosi, hanno gli occhi accesi, lo sguardo sbarazzino, il viso sorridente. Dopo averli fatti accomodare, chiedo loro come si sentono. “Bene!” rispondono quasi all’unisono. “Ottimo”, faccio io. “Ne sono felice. Ma che ne dite di fare un gioco? Lo sapete che a teatro si usa tanto il corpo, e ormai abbiamo anche scoperto insieme che il corpo parla. Quindi ora ciascuno di noi dirà a parole Io mi sento... e terminerà la frase prendendo una posizione corporea che rappresenti il suo stato d’animo.” Presto fatto: gli adulti presenti in sala iniziano per primi il breve esercizio, per offire un modello ai bambini. La piccola esegue il tutto senza sforzo, deve solo ripetere un paio di volte per non velocizzare eccessivamente l’esecuzione, ma quando ...
Di Cecilia Moreschi