Passa ai contenuti principali

Oggi mi sento… dimmelo con il corpo

 Nel laboratorio di Logoteatroterapia oggi ci sono una bambina e un bambino.
La prima è affetta da iperattività con difficoltà di autoregolazione, mentre il secondo da sordità e conseguente ritardo di linguaggio.
Entrano nella stanza, mi salutano festosi, hanno gli occhi accesi, lo sguardo sbarazzino, il viso sorridente.
Dopo averli fatti accomodare, chiedo loro come si sentono.
“Bene!” rispondono quasi all’unisono. “Ottimo”, faccio io. “Ne sono felice. Ma che ne dite di fare un gioco? Lo sapete che a teatro si usa tanto il corpo, e ormai abbiamo anche scoperto insieme che il corpo parla. Quindi ora ciascuno di noi dirà a parole Io mi sento... e terminerà la frase prendendo una posizione corporea che rappresenti il suo stato d’animo.”
Presto fatto: gli adulti presenti in sala iniziano per primi il breve esercizio, per offire un modello ai

Cecilia Moreschi
bambini. La piccola esegue il tutto senza sforzo, deve solo ripetere un paio di volte per non velocizzare eccessivamente l’esecuzione, ma quando arriva il turno del bambino mi accorgo che proprio non sa da dove iniziare. E il problema non è la timidezza, la paura di mettersi in gioco. La questione è che non ha ancora un bagaglio di conoscenze corporee tali da permettergli di scegliere e utilizzare la posizione che vorrebbe.
Mi faccio dire a voce quindi qual è lo stato d’animo che vorrebbe esprimere. “Sono annoiato”, risponde. “Molto bene, ora ti farò vedere tre modi diversi in cui il nostro corpo e il nostro viso esprimono la noia. A te la scelta fra queste tre possibilità”.
Il bambino si attiva immediatamente, osserva attento, fa la sua scelta e finalmente esegue il compito iniziale. Pronuncia la frase: “Oggi mi sento… così!”
E finalmente ci mostra, con tutta la bellezza dei suoi sette anni, lo stato d’animo solo con il corpo.
Non è la prima volta che mi accade una cosa del genere. Probabilmente gli anni di pandemia sono stati complici delle difficoltà dei miei giovani allievi nella mancata acquisizione dei piccoli mattoncini di linguaggio non verbale. Inoltre, l’attenzione selettiva solo sul linguaggio verbale dell’interlocutore fa sì che spesso ci si perda l’aspetto corporeo, tanto importante per la comunicazione di qualsivoglia messaggio.
Ma per fortuna possiamo sempre ricominciare, riempire i vuoti, costruire insieme tutto quello che manca.

Commenti