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Il teatro il computer e i neuroni specchio

Grazie alla scoperta tutta italiana dei neuroni specchio, e alla divulgazione della stessa tramite il volume di Rizzolatti e Sinigaglia, abbiamo finalmente compreso ancor di più la potenza evocativa del teatro sia quando lo pratichiamo in prima persona salendo sul palco, sia quando assistiamo alla recitazione di un altro attore. Ecco quindi che in questo momento di pandemia, in cui moltissime attività si sono trasferite su piattaforme on line come zoom o skype, si può comunque continuare a lavorare e stimolare il linguaggio spontaneo congruo e contestuale con attività proprie del laboratorio teatrale, anche attraverso lo schermo del pc. Controllo che la webcam inquadri a sufficienza il mio corpo che si muove nello spazio. Entro “in scena” ovvero nel campo visivo condiviso con la mia paziente al di là dello schermo, e improvviso un’azione drammaturgica che termina con una chiara espressione emotiva del mio viso. La paziente è a chilometri di distanza da me, ma per qualche minuto sembriamo proprio essere nella stessa stanza. Inizialmente elabora a
Cecilia Moreschi
voce alta le informazioni che ha acquisito tramite la mia improvvisazione; subito dopo le usa per formare una frase corretta, con tanto di enunciato principale e subordinate. Infine le sorge spontanea alle labbra la battuta che io potrei pronunciare al termine della situazione che ho recitato. La battuta è assolutamente coerente con il mio stato d’animo e contestuale alla situazione nella quale mi trovo. Persino attraverso il pc i suoi neuroni specchio si sono attivati al punto che ha riprodotto lo stesso aggrottamento delle sopracciglia un secondo dopo averlo visto da me, la sua testa si è reclinata da un lato proprio come la mia, e ha avvertito dentro di sé la medesima emozione. Il teatro quindi non è solo un grandissimo allenamento allo sviluppo dell’empatia, al mettersi nei panni dell’altro. Anche un breve esercizio come questo permette alla disabilità intellettiva di comprendere l’azione, l’emozione, il contesto. E di produrre spontaneamente il linguaggio congruo e contestuale. Non solo: dopo tre brevi scene in cui la mia paziente ha raggiunto prestissimo gli obiettivi che le avevo richiesto, ricorda perfettamente la sequenza, le azioni, le motivazioni e le battute, tanto da ripeterle a una terza persona. Le esperienze condivise vissute dal corpo (persino quando si tratta del corpo di un altro, ma i neuroni specchio si attivano come si trattasse del nostro) immagazzinano inevitabilmente le informazioni nella memoria, tanto da costituire sempre di più e sempre meglio quel bagaglio di informazioni e competenze indispensabile per la vita in società. E cosa c’è di più affascinante e potente del teatro per ottenere in breve tempo tutto questo?

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