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Difficoltà a mantenere l’attenzione e a interagire con l'ambiente

Mi trovo a condurre il laboratorio di logoteatroterapia con un gruppo di bambini di quinta elementare. Alcuni affetti da iperattività, altri da disturbo d’attenzione, altri ancora da borderline cognitivo e goffaggine motoria. Ma al di là delle fragilità, sono tutti ragazzi allegri e simpatici, che rivelano spesso un tratto comune: difficoltà a mantenere l’attenzione per il tempo consono all’età cronologica, senza perdersi in chiacchiere, commenti o frasi assolutamente fuori argomento; difficoltà a offrire rapidamente la risposta corretta alle richieste dell’ambiente. Come posso stimolare questa competenza attraverso la logoteatroterapia? Ecco un’attività facile da realizzare in qualsiasi ambiente.
Dopo aver riflettuto insieme ai ragazzi sul fatto che per fare teatro sono sufficienti il corpo dell'attore e la voce, provo alcune brevissime scene in cui mi avvicino a uno di loro usando questi due elementi e soprattutto la voce come puro suono, senza proferire parola. Fingo ad esempio di vedere sul tavolo un insetto che mi provoca ripugnanza, di farlo cadere a terra, schiacciando col piede e quindi mandarlo lontano. I ragazzi comprendono subito tutto e quando chiedo loro di sostituire battute con frasi strutturate al posto dei miei suoni vocalici, non si fanno certo pregare. A volte devo chiedere di ampliare un poco la frase, ma tutto sommato le parole scelte vanno benissimo. Le memorizzo e ripeto tutto dall'inizio, stavolta pronunciando le battute ideate da loro. Andiamo  avanti: recito ora una piccola scena che coinvolge una collega. Di conseguenza i ragazzi devono ora ideare le battute sia per me che per l'altra attrice, dividendo l’attenzione su due personaggi. Infine realizzo, sempre con le colleghe, una scena più lunga e complessa. I ragazzi la osservano attentamente, ne comprendono il significato, la dividono in micro unità sceniche sulle quali è più facile lavorare, creano verbalmente un dialogo che poi noi

Cecilia Moreschi
ripeteremo nella recitazione un attimo dopo. Ma mi accorgo che ora i nostri iniziano a perdersi: immaginano le motivazioni dei personaggi, il luogo dal quale provengono, inseriscono azioni che non erano state compiute e così via. Li fermo e riporto la loro attenzione sul compito assegnato. “Siete stati bravissimi finora, ma occorre che restiate concentrati ancora un pochino” dico loro, “Quello che vi chiedo adesso è di aggiungere la battuta verbale alla nostra azione scenica, nient’altro”. Vedo gli occhi dei miei giovani allievi concentrarsi ancor di più e finalizzare l’attenzione alla battuta recitata ovvero al discorso diretto. Ora mi seguono senza sforzo e uno alla volta, come in una sorta di doppiaggio, aggiungono la frase ad ogni azione che compio davanti ai loro occhi. Senza perdersi in fronzoli, parole, pensieri, commenti…
Nell’iperattiva società in cui viviamo, siamo abituati ad ascoltare tante persone che parlano, commentano, criticano, giudicano, a volte inveiscono (magari senza un reale motivo) e spesso e volentieri non comunicano realmente. Pertanto, a volte è davvero difficoltoso eliminare tutto quel che non serve e lasciare solo l’essenziale, il vero, l’autentico. Usiamo allora il gioco del teatro e non porteremo soltanto i nostri ragazzi ad acquisire migliori capacità linguistiche e comunicative; li aiuteremo a non perdersi, a perseguire i propri obiettivi, a riconoscere cosa è essenziale e cosa non lo è.

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