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Logoteatroterapia a Il Grande Cocomero

Tanti di noi di certo ricordano il film di Francesca Archibugi Il grande cocomero, del 1993, con Sergio Castellitto. Probabilmente però non tutti sanno che a Roma esiste da allora l’Associazione di volontariato Il Grande Cocomero, aperta alle necessità del quartiere San Lorenzo. E probabilmente una porzione ancora minore della popolazione è a conoscenza dello splendido laboratorio di Logoteatroterapia, condotto dalla logopedista Carlotta Chiaramonte e la neuropsichiatra Chiara Scoppola, proprio all’interno dell’associazione. Due persone eccezionali, due “pifferaie magiche” che con passione, attenzione e cura hanno saputo prendere per mano otto bambini con fragilità e portarli a costruire qualcosa di grande.
Ma lasciamo ora spazio alle parole della Chiaramonte sull’esperienza vissuta:

“Per qualche tempo io e Chiara Scoppola siamo state compagne di una tanto splendida quanto tempestosa avventura. Abbiamo avuto l’occasione e di tenere un laboratorio di Logoteatroterapia per bambini in età scolare presso l’associazione il Grande Cocomero, a Roma.
Ogni settimana arrivare davanti al cancello del Grande Cocomero pareva come giungere al punto del sentiero dove ancora non riesci a vedere la vetta, ma sai che per raggiungerla devi proprio percorrere quella via ripida e non ben tracciata che si trova di fronte a te.
Otto bambini ci attendevano ogni settimana lì davanti, scalpitanti, entusiasti di varcare quell’entrata. Otto mondi da abbracciare, otto fuochi da accendere, bisogni caotici da ascoltare e
voci da comprendere e guidare. Otto bambini non semplici, un gruppo variegato, altalenante. Bambini alla ricerca di limiti ma anche di posti sicuri dove poter essere sé stessi senza il peso di essere spesso “i diversi”.
Mettere insieme tutti questi universi e riuscire anche a portare avanti attività di Logoteatroterapia focalizzate su ritmo, spazio, voce, attenzione, pragmatica e molto altro è stata una prova davvero impegnativa.
Per quanto ogni tanto ci risultasse molto difficile, abbiamo cercato sempre di arrivare al cuore di questi piccoli mondi che a noi erano stati affidati e che a noi si affidavano.
Pensare quindi di riuscire a mettere in scena un, seppur semplice, spettacolo con i nostri ragazzi del venerdì pareva più una missione impossibile che una sfida superabile.
Ma tra un espediente e l’altro, un rattoppo e una modifica, siamo riusciti a dar origine a una rappresentazione essenziale, che racchiudesse però le fondamenta della Logoteatroterapia con la quale avevamo lavorato nel corso dei mesi, e pezzi di un albo illustrato che aveva catturato noi e loro nel corso dei nostri incontri.
E a volte la magia della cura, come accade con un incantesimo, si palesa inaspettatamente ai nostri occhi.
Nonostante quel giorno noi fossimo tutte concentrate a gestire gli imprevisti e a placare gli animi entusiasti ed effervescenti dei nostri piccoli attori prima di entrare in scena, loro si stavano prendendo silenziosamente cura dello spettacolo che avevamo creato insieme. Pur nella difficoltà, nostra e loro, di guidare le loro emozioni, tutto si stava concretizzando.
La motivazione data dall’avere un pubblico amato e voluto di fronte a noi, l’aver tolto l’eccesso e l’esserci concentrati sull’essenza ha fatto sì che qualcosa di meraviglioso si stesse verificando lì, davanti ai nostri occhi. L’aver dato loro fiducia, che non spesso alcuni bambini ricevono; l’aver reso lo spettacolo una scelta, scelta di volersi esibire con le proprie diverse capacità, ha creato attori responsabili e premurosi, in grado di prendersi cura di una composizione collettiva. Responsabili di sé e delle proprie competenze, con coscienza e attenzione per altri. Responsabili anche verso chi avevano di fronte, per far vivere al pubblico almeno un pezzettino della propria esperienza, che fosse per loro altrettanto meravigliosa com’era stato il nostro percorso insieme. Terminata questa esperienza ricordo a me stessa che, goccia dopo goccia, si diventa oceano. Ricordo a me stessa e a chi lavora con creature fragili e meravigliose tutti i giorni, quanto sia importante pensarla quella goccia, misurarla, ma mai smettere di immaginarla possibile. Proprio quando riteniamo che il cammino sia irto di ostacoli è fondamentale continuare a sognare in grande per chi abbiamo davanti e tenere fisso in testa l’obiettivo che ci siamo figurati, senza mai abbandonare la strada.”

Carlotta Chiaramonte

Commenti

  1. Ho il cuore pieno di meraviglia a leggere le parole che descrivono questa esperienza. Bravissime Chiara e Carlotta :)

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