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Conoscere la direzione delle emozioni

Disponibile a breve anche tramite podcast.

È quasi impossibile, come afferma Antonio Damasio e non solo lui, parlare o tentare di spiegare le emozioni senza tirare in ballo il corpo e cosa vi accade quando siamo preda di un determinato stato emotivo. Il corpo, la mente, le emozioni, i pensieri, sono aspetti indissolubilmente legati gli uni agli altri, come possiamo leggere nello straordinario volume L’errore di Cartesio del sunnominato neuroscienziato portoghese. Ma le emozioni possono avere anche una direzione, ovvero portare il corpo di chi le prova a muoversi nello spazio seguendo un determinato vettore? Certo che sì.
Da numerosi anni lavoro con bambini, ragazzi e adulti affetti da più o meno gravi fragilità legate al linguaggio a tutto tondo, alla comunicazione e alla comprensione. Spesso mi sono ritrovata a dover modificare le modalità di approccio o di insegnamento in quanto non adeguate alle persone che stavano lavorando con me in quel preciso momento. Tentando di ampliare sempre più lo spettro di possibilità dialogiche e didattiche, è stato ben presto evidente quanto il “fare insieme” fosse una modalità vincente, ma anche in questo fare era necessaria una revisione, una messa in discussione. Individui che (per i più vari motivi) non hanno avuto la possibilità di esperire tutte le tappe evolutive grazie alle quali avrebbero goduto di uno sviluppo più o meno armonioso, necessitano di tutta la nostra attenzione e le nostre energie per poter in qualche modo recuperare e stabilizzare informazioni importanti. Ecco allora che il riconoscimento di se stessi - e subito dopo degli altri differenti stati d’animo -, può benissimo avvalersi della direzionalità spaziale, come base su cui far fiorire un nuovo apprendimento.
Partiamo dunque dalle emozioni primarie e sperimentiamole insieme, con il corpo in movimento nello spazio che abbiamo a disposizione. La felicità, con tutte le sue varianti di gioia, contentezza o entusiasmo, è innegabilmente un’emozione che spinge il corpo a saltare, ad andare verso l’alto (si dice infatti che in certi momenti di grande felicità “ci sembra di toccare il cielo con un dito”). Al contrario la tristezza porta lo sguardo, il viso, le spalle sicuramente verso il basso. La rabbia è un’emozione fortissima che muove tutto il corpo in avanti, la paura al contrario lo fa arretrare. Il disgusto si sposta di lato, o a destra o a sinistra, nell’allontanarsi da qualcosa che provoca un forte senso di ripugnanza ma che di certo non costituisce un pericolo, come fa invece l’oggetto in grado di suscitare un forte spavento.
Rendere la mente consapevole di quel che accade nel corpo, dare un nome allo stato emotivo che in determinati momenti tiene in scacco tutto il nostro essere, riconoscere cosa ci accade, come e dove ci muoviamo nello spazio, sono dunque elementi fondamentali per approcciare la sfera emotiva e iniziare, perché no, a esserne un poco più padroni e un poco meno vittime.

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