Disponibile a breve anche tramite podcast . È di qualche anno fa l’intuizione che lavorare con bambini e ragazzi affetti da fragilità, tenendo bene in mente gli obiettivi terapeutici insiti in uno dei tanti giochi di logoteatroterapia, avesse in realtà un respiro più ampio, un riverbero anche dal punto di vista educativo e di crescita, sull’essere umano protagonista dell’intervento. È il caso di Matilde, la chiameremo così, affetta da un disturbo dell’attenzione condito da un pizzico di iperattività, che al momento delle prove dello spettacolo la portava a distrarsi in continuazione. Un rumore giunto dalla finestra, una zanzara che le passava accanto, un pezzetto di carta colorato ai suoi piedi, tutto aveva la stessa importanza ed era degno della sua attenzione, rivestendo la stessa identica rilevanza del compagno attore accanto a lei che invano tentava di coinvolgerla nella scena. Riccardo, altro nome di fantasia, dal canto suo mostrava enorme difficoltà a mantenere il contatto ...
Di Cecilia Moreschi