Disponibile a breve anche tramite podcast . Un pomeriggio conduco il laboratorio di logoteatroterapia con alcuni preadolescenti che seguono il percorso già da tempo. Sono quindi perfettamente in grado di cimentarsi con attività appena più complesse del solito. Dopo un riscaldamento corporale atto a sciogliere qualsivoglia tensione muscolare e soprattutto a far prendere coscienza che il corpo parla e comunica anche in totale assenza di parole, propongo loro un esercizio di integrazione tra linguaggio verbale e non verbale. Inizio per prima entrando in scena e comunicando con il corpo e il viso un grande nervosismo. Guardo l’orologio più volte e non smetto di agitarmi. Improvvisamente mi fermo in una pausa statica ricca di tensione che continua a comunicare ciò che provo. Giulio (nome di fantasia come i seguenti) impiega giusto una manciata di secondi per elaborare ed esprimere a voce alta la battuta che potrei pronunciare in quel preciso istante ovvero “Oh, mamma mia com’è tardi. ...
Di Cecilia Moreschi