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Ricostruiamo gli atti motori

Nella Logoteatroterapia (LTT in breve), come già esplicitato in precedenza, avviene la “decostruzione” e la corretta “ricostruzione” di atti motori adeguati allo spazio e al tempo dell’azione scenica. Il corpo fa quindi esperienza più volte dell’atto motorio in questione, visto che a teatro è consuetudine riprovare ripetutamente la stessa scena, fino a generalizzare tale conoscenza e trasferirla anche sul piano della quotidianità.
Immaginiamo che a fare quest’esperienza sia un bambino o ragazzo disorganizzato, affetto da disabilità intellettiva o disprassico, a cui venga chiesto di entrare in scena da un lato, dirigersi verso l’angolo opposto del palco per afferrare un oggetto posto su un tavolo. È probabile che il nostro giovane attore, non coordinando correttamente lo spazio e il tempo, alzi il braccio e lo ponga nella posizione di presa fin dall’inizio della deambulazione, quando sarebbe sufficiente farlo durante il passo subito
Cecilia Moreschi
precedente all’obiettivo. Oppure, al contrario, potrebbe arrivare fino al tavolo e urtarlo, talmente concentrato nella direzione della camminata da non attivare l’inibizione motoria e pertanto lo stop al momento giusto. O, ancora, potrebbe raggiungere correttamente il punto richiesto, fermarsi, ma non riuscire a pianificare lo schema motorio necessario a eseguire il doppio comando richiesto (camminare e afferrare l’oggetto).
Nondimeno, immaginandoci all’interno di laboratorio di LTT, abbiamo tempo. Possiamo ricominciare da capo, prenderci il lusso di ricreare tutta la sequenza motoria insieme al protagonista della scena. Possiamo contare quanti passi occorrono ad afferrare l’oggetto, e a quale di essi alzare il braccio; oppure (laddove il nostro abbia una buona organizzazione visuo-spaziale) possiamo utilizzare le sue risorse come punti di forza e quindi scegliere un riferimento presente sul palco: “Guarda, comincio ad alzare il braccio appena sorpasso il vaso di fiori”.
Lo facciamo più volte insieme, poi lasciamo che ripeta autonomamente il percorso, finché l’esperienza motoria, fatta di propriocezione ed esterocezione, crei dentro di lui la mappa dell’ambiente in cui si trova ad agire e del tempo necessario a compiere ciò che gli avevamo chiesto fin dall’inizio: afferrare l’oggetto presente sul tavolo.

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