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Visualizzazione dei post con l'etichetta logoteatroterapia cos'è

Tutti possiamo essere agenti terapeutici degli altri

A breve disponibile anche tramite podcast . Lavoro con un’adulta affetta da un grado lieve di disabilità intellettiva. Ci conosciamo da tanto tempo, ha già partecipato per svariati anni al laboratorio di Logoteatroterapia. Persino su zoom, durante i duri mesi di reclusione. È una persona aperta e simpatica, sempre pronta al sorriso e alla battuta scherzosa. In questo nuovo percorso, dopo alcune settimane le propongo di unirci a un ragazzo con la Sindrome di Down e alla sua terapista: in quattro la Logoteatroterapia sarà di certo più divertente e motivante. La ragazza, che chiameremo Irene, accetta con ritrosia: per tutta la durata della seduta parla poco e quasi solo con me. “Strano” penso fra me e me “Di solito Irene è così socievole con tutti. Forse deve solo abituarsi pian piano alla nuova situazione”. Eppure qualche giorno dopo il genitore mi informa che Irene non si è sentita a suo agio con l’altro ragazzo e che preferirebbe proseguire come al solito soltanto con me. Potrei anche...

Ascolta ricorda esegui

Uno dei principali intenti della Logoteatroterapia è l’utilizzo delle tecniche teatrali per far vivere ai partecipanti forti esperienze funzionali alla relazione, agli apprendimenti, alle autonomie, che possano poi essere generalizzate nella vita di tutti i giorni. Ecco un esempio. Un pomeriggio lavoro con un gruppo di adulti affetti da disabilità intellettiva, in comorbilità con altre patologie. Li conosco da tanto tempo e so bene quanto sia difficoltoso per loro ascoltare fino in fondo l’operatore (o il genitore, una sorella, un amico, perfino un film in tv), comprendere il messaggio, immagazzinarlo nella memoria a breve termine e (laddove ci sia un compito da eseguire) procedere all’esecuzione un attimo dopo aver ascoltato il tutto. Qualcuno si attiva già all’inizio della frase o non si attiva affatto, qualcun altro non mantiene la concentrazione fino alla fine, altri ancora focalizzano l’attenzione solo su un elemento slegandolo dal contesto, e così via. Alleniamoli pertanto alla c...

Le regole se decise insieme funzionano

Nel percorso di studio e approfondimento che sto effettuando in merito alla problematica dell’ADHD, mi è capitato di leggere un’utilissima brochure dal titolo Alunni con ADHD: istruzioni per l’uso . Redatta dal Servizio Inclusione, Direzione, Istruzione e Formazione Italiana della provincia autonoma di Bolzano, è ricca di preziosi suggerimenti e consigli sul trattamento del bambino con ADHD a scuola. Mi soffermo soprattutto sul paragrafo dedicato al rispetto delle regole. In esso viene detto che devono essere concordate con tutti, oltre a dover risultare chiare e spiegate tramite immagini. Inoltre non devono essere troppe e soprattutto devono essere esplicitate in maniera positiva più che negativa. Mentre leggo queste righe, mi torna alla mente un episodio accaduto anni fa. Con alcune colleghe logopediste, stavamo lavorando con un gruppetto di bambini affetti da spettro autistico, sordità e ritardo di linguaggio attraverso la Logoteatroterapia. Alcuni di loro erano fortemente oppositiv...

Integriamo le informazioni

Mi sono ritrovata spesso a dialogare sull’uso della Logoteatroterapia come mezzo e non come fine. La disciplina utilizza il teatro per esercitare quelle facoltà in grado di migliorare la vita di chiunque partecipi ai laboratori. Tutto quel che facciamo a teatro lo ritroviamo poi nella nostra vita di ogni giorno, e maggiori competenze avremo per “trarci d’impaccio” nelle più svariate situazioni, meglio vivremo in armonia con noi stessi e gli altri. Facciamo dunque un esempio. Ci troviamo a seguire un corso, magari all’università. Il professore spiega mostrandoci delle slides. Noi allievi dobbiamo pertanto utilizzare tutta la nostra attenzione uditiva (per trattenere in memoria ciò che il docente dice) quella visiva (per desumere dalle slides i concetti principali) e in poche frazioni di secondi, tramite la memoria di lavoro, integrare tutte queste informazioni e trasformarle in parole scritte che depositiamo nel blocco in cui stiamo prendendo appunti. Questa attività richiede dunque num...

Il corpo - chi comanda il movimento?

La bambina con cui ho lavorato durante un pomeriggio, all’interno di uno dei laboratori di Logoteatroterapia, è affetta da disturbo misto del linguaggio espressivo. A tale disturbo unisce un eccesso di velocità in qualsiasi tipologia di prestazione, il passare da un argomento all’altro senza soluzione di continuità, da un gioco all’altro, da una domanda all’altra senza ascoltare più di tanto la risposta. Probabilmente ha trovato nell’andare di fretta una modalità compensativa delle sue carenze linguistiche e attentive. Per questo motivo nelle prime settimane di laboratorio le ho proposto attività che eliminavano quasi del tutto la parola, concentrandosi invece totalmente sul corpo, sia in modalità statica che dinamica. La bambina è allegra, disponibile al lavoro, curiosa di imparare cose nuove. Dopo aver instaurato con lei una serena e armoniosa relazione basata sulla fiducia, incominciamo con gli esercizi. Ho già notato le sue difficoltà propriocettive, la quasi totale impossibilità ...

Dal Covid alla speranza - Spettacolo teatrale Nella tana di Alice

Venerdì 18 giugno nella splendida cornice della libreria Eli, è andato in scena lo spettacolo Nella tana di Alice – dal Covid alla speranza , scritto e recitato dai giovanissimi allievi del laboratorio di Logoteatroterapia. I dieci meravigliosi ragazzi, di età compresa fra 11 e 16 anni, superando difficoltà quali il dover portare la mascherina, rispettare il distanziamento, sostenere gli esami di terza media, hanno mostrato a un pubblico selezionato tutto il loro talento e veicolato un importante messaggio: proprio in una situazione così pesante come quella che stiamo vivendo, la cultura ci viene in soccorso portandoci “fuori” da noi stessi, aiutandoci a viaggiare con la mente e il cuore. E la condivisione, il racconto dell’esperienza fatta, rende il tutto ancora più prezioso. Ma andiamo per ordine. Lo scorso 22 gennaio inizia il laboratorio di Logoteatroterapia presso l’ampio spazio della libreria Eli a Roma. La logopedista Paola Gallassi mi affianca con il suo prezioso supporto in q...

Logoteatroterapia: Seminario teorico pratico a Roma a maggio

Segnalo con piacere un mio seminario sulla logoteatroterapia che avrà luogo a Roma sabato 15 maggio. Nel volantino tutte le informazioni necessarie con i recapiti.

Sguardo azione e linguaggio

In uno dei laboratori di Logoteatroterapia ho proposto questo esercizio ai miei giovani allievi. Siamo seduti a terra in cerchio. Io ho la palla, scelgo uno dei ragazzi con il quale mantenere il contatto oculare ma lancio la palla a un altro. Divido così orientamento e direzione, mantenendo l’attenzione su entrambe le azioni (guardare e lanciare) nel medesimo tempo. Alcuni dei partecipanti sono affetti da iperattività, disturbo dell’attenzione; eppure dopo qualche minuto, riescono agevolmente a lavorare su questi aspetti. Quindi provo ad alzare il tiro e aggiungo il linguaggio. Uno di coloro che non guardo mi deve fare una domanda, alla quale devo rispondere quando inizio a lanciare la palla, mantenendo sempre lo sguardo sulla persona prescelta per tutta la durata dell’azione. La concentrazione quindi deve per forza aumentare, trovandosi a gestire insieme tre elementi distinti ma contemporanei: il mantenimento del contatto oculare, l’aspetto verbale (ascolto, comprensione della domand...

Il corpo parla – La direzione dello sguardo

Una delle prime cose che si impara nei corsi di teatro è che “il corpo parla”, ovvero comunica, anche senza dire neppure una parola. Tale concetto è anche una delle pietre fondanti della Logoteatroterapia. Trasmettere ai partecipanti che il loro corpo parla anche se non ne sono consapevoli. E stimola la “lettura” del corpo degli altri. Una mattina, lavorando con Elena e Ada (nomi di fantasia) ho proposto loro il gioco dell’associazione della frase alla posizione statica presa da me. Una di tali posizioni era formata dal corpo tutto teso, le braccia sollevate, i gomiti piegati e palmi aperti, bocca e occhi spalancati e sguardo verso il pavimento. Le ragazze hanno elaborato senza difficoltà frasi relative al fatto che avevo visto un topo. Io invece avevo pensato alla frase “oh mamma mia, l’ho rotto”, immaginando di aver lasciato cadere un vaso di vetro. Insieme abbiamo riflettuto sul fatto che tale posizione era adeguata a entrambi i concetti, ma quando una di loro affermò che poteva anc...

Teatroterapia: partire dal vissuto quotidiano

Nella teatroterapia in videochiamata si continua a lavorare su numerosi aspetti che hanno come fine ultimo la corretta acquisizione e la comprensione del linguaggio. Uno di questi risulta la differenza tra discorso indiretto e diretto , tanto caro alle nostre maestre di italiano della scuola primaria. Mi riferisco a tutti quegli esempi di frasi come La mamma chiede a Rita di mettere in ordine la stanza che divengono vita vera grazie all’interpretazione del personaggio Mamma, la quale recita la battuta: “Rita, stellina della mamma, metti in ordine la stanza, per favore”. Ovviamente si lavora altresì sul contenuto emotivo della frase, che può essere dolce e affettuoso, irato e anche aggressivo: “Rita, quante volte te lo devo dire: metti in ordine questa benedetta stanza!” Non c’è niente di meglio del teatro per vivere in prima persona tale differenza, e pertanto apprenderla in maniera profonda e incontrovertibile. Ma quando, nel laboratorio di Logoteatroterapia mi trovo a eserci...

Fare teatro a distanza: da narrazione a recitazione

I bambini che partecipano in streaming al laboratorio di logoteatroterapia hanno realizzato piccoli pupazzi, o burattini, con i rotoli terminati di carta igienica. I burattini raffigurano i personaggi delle storie su cui stavamo lavorando, e che loro stessi avrebbero interpretato a teatro, se non ci fosse stato il COVID-19 a mandare all’aria tutti i nostri piani. Ma non per questo il lavoro si ferma, semplicemente prende un’altra strada ed esercita nuove competenze. La realizzazione dei burattini ha messo in moto la creatività di ciascuno e la motricità fine, necessaria a incollare, ritagliare, colorare, aggiungere accessori. Inoltre i burattini si possono agevolmente muovere: il rotolo è cavo, quindi si possono infilare dentro le dita e fingere che il personaggio stia camminando o correndo. Ma il lavoro più interessante è stato la trasformazione della storia narrata a battute recitate. Ciascuno dei partecipanti conosce la propria storia molto bene, l’ha narrata più volte per fissarl...

Valore della lentezza nella Logoteatroterapia

In tutti i laboratori teatrali arriva il momento in cui occorre abbandonare i giochi, le esercitazioni, le esplorazioni e le improvvisazioni per concentrarsi sullo spettacolo da mettere in scena. Il laboratorio di logoteatroterapia non fa eccezione. Anzi, a differenza di altre validissime espressioni teatro terapeutiche, confida fermamente nella capacità di ogni essere umano di salire su un palco davanti al pubblico e trovare il coraggio di realizzare una performance, anche piccola o breve (ma chi può dire cosa sia piccolo o meno?). Eppure, come ho avuto modo di spiegare altre volte, la caratteristica della logoteatroterapia è la lentezza. Pertanto, ci prendiamo il lusso non solo di narrare la storia da mettere in scena ai giovani attori con molta calma, ma è consigliato fermarsi spesso per fare pause e consolidare ciò che si è raccontato sino a quel momento, per verificarne la comprensione, i personaggi, i passaggi e le concatenazioni causa-effetto. Ed ecco che il lavoro viene arri...

Gli altri sono il nostro specchio

È innegabile, dico ai ragazzi qualche giorno fa durante un laboratorio, il fatto che nessuno di noi abbia a disposizione uno specchio sempre presente accanto a se stesso, che possa mostrargli le proprie azioni, le proprie espressioni, in una parola come si comporta con gli altri. Sarebbe comodo per farci rendere conto se a volte esageriamo, ma non lo abbiamo. Il nostro specchio sono gli altri. Io vedo le persone accanto a me, loro vedono me. E se mi rimandano che un mio atteggiamento o comportamento dà loro fastidio, devo prenderne atto in quanto loro sono il mio specchio vivente, che mi racconta qualcosa di me. Però nel laboratorio di logoteatroterapia possiamo giocare a scambiarci i ruoli, permettendoci il lusso per un momento di interpretare ciascuno il ruolo e i comportamenti dell’altro. Ecco quindi che il ragazzo affetto da iperattività diviene la sua terapista, seria e composta; ecco che quest’ultima si diverte a muoversi in continuazione, fare mille richieste, non ascoltare...

Azione astratta: inizio, svolgimento e fine

Qualche giorno fa, conduco un laboratorio di logoteatroterapia con un gruppo di 5 adulti, due uomini e tre donne, affetti da disabilità intellettiva in varie forme, unita a ipoacusia, disturbo d'ansia, disprassia e difficoltà linguistiche. Iniziamo con piccoli movimenti di scioglimento corporeo, che ciascuno deve ideare e proporre al gruppo. Proseguiamo con camminate buffe nello spazio, anche stavolta ideate da ognuno dei partecipanti. Resto felicemente sorpresa dal fatto che i miei attori, dopo alcuni mesi di laboratorio, abbiano autonomamente introiettato il concetto di azione astratta, l'inizio il suo svolgimento e soprattutto l'autoregolazione che determina la fine dell'azione, senza che alcun operatore debba intervenire per chiedere di terminare e passare il turno a chi viene dopo. Le varie entrate in scena, con svolgimento di quest’ultima e conseguente uscita al suo temine hanno di certo contribuito alla consapevolezza di inizio, svolgimento e fine, in...

Tutti in posa: facciamo una foto

Laboratorio. Cinque bambini di nove anni affetti da ipoacusia, disabilità intellettiva, ritardo di linguaggio e iperattività, sono davvero meravigliosi. Ormai sanno perfettamente riempire adeguatamente lo spazio, camminare conservando le giuste distanze, fermarsi allo stop, attivare e mantenere il contatto oculare. Introduco quindi il concetto del numero: al segnale di stop, il gruppo dovrà formare dei sottogruppi con tanti partecipanti quant’è il numero suggerito dal conduttore. Dopo alcuni minuti, il sottogruppo dovrà anche prendere e mantenere per qualche secondo una qualsiasi posizione, nella quale i corpi entrino in contatto e comunichino tra di loro senza l’ausilio delle parole. Ed ecco che qui sorgono alcune difficoltà: mantenere una posizione espressiva per qualche secondo, inibendo sia l’azione verbale che quella motoria ma sostenendo il contatto oculare, comincia a essere troppo per i miei giovani attori. Qualcuno cambia posizione spesso, qualcun altro ridacchia o commenta...

Ancora sulla Logoteatroterapia

La logoteatroterapia consiste, tra le altre cose, nell’utilizzare il teatro per lavorare sui prerequisiti che sottendono non solo al linguaggio, ma a tutte le funzioni esecutive, al problem solving, all’organizzazione spazio-temporale e alla sintesi visuo-spaziale. Il tutto con la convinzione di star facendo le prove per uno spettacolo o un gioco tipico del laboratorio per migliorare le competenze attoriali, migliorare il rapporto con l’altro, l’espressione del proprio vissuto e delle personali emozioni affinché diventino parte di una narrazione più grande, di una rappresentazione. In realtà, insieme all’indispensabile lavoro sopracitato, la logoteatroterapia si cela tra le pieghe di quella o quell’altra azione, portando l’individuo a esercitare ben altre facoltà, ad acquisire o perfezionare, contemporaneamente, ulteriori tipi di competenze, che sono anche degli obiettivi da raggiungere: la conoscenza e la consapevolezza di sé nello spazio, l’organizzazione spazio-temporale, le sequ...

E finalmente... si va in scena

Il due e il quattro luglio scorso sessanta giovani attori affetti da disabilità legate all’area del linguaggio hanno magistralmente interpretato L’isola di Shakespeare , testo composto da adattamenti di alcune opere del celebre autore inglese, consoni alla loro età e al grado di difficoltà, e la piéce C’era una volta… a teatro , entrambi realizzati dalla sottoscritta. L’età degli attori variava dai cinque ai trentasei anni, e le loro disabilità spaziavano dall’ ipoacusia al DSA , passando per il DSL , DGS, la sindrome di Down, ADHD , iperattività e la disabilità intellettiva. Il lavoro svolto all’interno del laboratorio di Logoteatroterapia , oltre a fornire loro competenze teatrali atte a renderli autonomi sul palco, ha introdotto 29 dei più grandi all’opera del Bardo facendoli appassionare alle commedie e all’unica tragedia da me scelte per l’ Isola di Shakespeare , mentre 31 dei più piccini sono stati accompagnati verso l’incantato mondo delle fiabe classiche nello spettacolo C...

Ricostruiamo gli atti motori

Nella Logoteatroterapia ( LTT in breve), come già esplicitato in precedenza, avviene la “decostruzione” e la corretta “ricostruzione” di atti motori adeguati allo spazio e al tempo dell’azione scenica. Il corpo fa quindi esperienza più volte dell’atto motorio in questione, visto che a teatro è consuetudine riprovare ripetutamente la stessa scena, fino a generalizzare tale conoscenza e trasferirla anche sul piano della quotidianità. Immaginiamo che a fare quest’esperienza sia un bambino o ragazzo disorganizzato, affetto da disabilità intellettiva o disprassico , a cui venga chiesto di entrare in scena da un lato, dirigersi verso l’angolo opposto del palco per afferrare un oggetto posto su un tavolo. È probabile che il nostro giovane attore, non coordinando correttamente lo spazio e il tempo, alzi il braccio e lo ponga nella posizione di presa fin dall’inizio della deambulazione, quando sarebbe sufficiente farlo durante il passo subito precedente all’obiettivo. Oppure, al contrario...

Il gesto: supporto ineguagliabile delle parole

Nel laboratorio teatrale, dopo una piccola fase di riscaldamento in cui sperimentiamo tutto lo spazio che braccia e mani possono raggiungere e le varie posizioni che assumono, sia all’unisono che una per volta, iniziamo spontaneamente ad abbinarle ad un’espressione del viso. In principio i piccoli attori imiteranno tutte le proposte dell’animatore, incamerando nella loro memoria che un tale gesto “supporta” una frase interrogativa, l’altro un’esclamazione di terrore, il terzo l’emozione della tristezza e così via. Spesso mi è accaduto di notare che quando i bambini giocano liberamente fra di loro o si rivolgono all’adulto, non utilizzino affatto gli arti superiori per arricchire il messaggio che intendono trasmettere, qualora non lo facciano in maniera del tutto casuale, spesso errata. È qui, pertanto, che rivolgiamo la nostra attenzione alla “rieducazione” del gesto: come se dovessero imparare la sequenza dei numeri, mostriamo ai bambini ipoacusici, disprassici e disorganizzati...

Logoteatroterapia: leggiamo il copione

Una volta scelto l’argomento da mettere in scena, e assegnati i personaggi ai bambini o ai ragazzi, nella logoteatroterapia si procede con piccole improvvisazioni in cui gli attori stessi creano la drammaturgia. Quest’ultima viene velocemente trascritta da uno sceneggiatore mentre il gruppo di attori la fissa insieme alla sottoscritta, trasferendo pertanto su carta le azioni sceniche, l’espressività, le battute dei personaggi. In un secondo momento questo abbozzo di una o più scene viene da me corretto, migliorato e ampliato, fino a restituire ai giovani attori il copione finito, la settimana successiva. I protagonisti di quella scena sanno pertanto che sono stati essi stessi a crearla, e spesso ripeto loro che “come tutte le opere d’arte, prima non c’era, e adesso c’è grazie a voi”. Ora non resta che leggere insieme il testo per imparare a memoria la parte. La lettura si fa tutti insieme, con il supporto della teatroterapista o logopedista che interviene a frongeggiare le eventuali ...