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Fare teatro a distanza: da narrazione a recitazione

I bambini che partecipano in streaming al laboratorio di logoteatroterapia hanno realizzato piccoli pupazzi, o burattini, con i rotoli terminati di carta igienica. I burattini raffigurano i personaggi delle storie su cui stavamo lavorando, e che loro stessi avrebbero interpretato a teatro, se non ci fosse stato il COVID-19 a mandare all’aria tutti i nostri piani. Ma non per questo il lavoro si ferma, semplicemente prende un’altra strada ed esercita nuove competenze.
La realizzazione dei burattini ha messo in moto la creatività di ciascuno e la motricità fine, necessaria a incollare, ritagliare, colorare, aggiungere accessori. Inoltre i burattini si possono agevolmente muovere: il rotolo è cavo, quindi si possono infilare dentro le dita e fingere che il personaggio stia camminando o correndo. Ma il lavoro più interessante è stato la trasformazione della storia narrata a battute recitate. Ciascuno dei partecipanti conosce la propria storia molto bene, l’ha narrata più volte per fissarla nella memoria a lungo termine. Ma nessuno si era mai esercitato a improvvisare battute che trasformassero la narrazione in lingua parlata. Per esempio: “...il professor Terribilis entrò in classe sbattendo la porta, prese il registro e iniziò a fare l’appello...” è diventato:
Professore: Buongiorno ragazzi. Oggi interrogo e guai a chi non ha studiato! Ecco il registro, comincio a fare l’appello...
E così via. Ogni bambino tiene in mano il suo burattino e si sforza di farlo parlare in maniera del tutto congrua e contestuale alla storia e alle caratteristiche del personaggio.
Anche a scuola si esercita spesso il passaggio da discorso indiretto a discorso diretto, ma tale competenza mette radici più profonde negli apprendimenti di ciascuno, se viene utilizzato il proprio burattino, costruito con amore e pazienza, per raggiungere l’obiettivo:

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