Nella teatroterapia in videochiamata si continua a lavorare su numerosi aspetti che hanno come fine ultimo la corretta acquisizione e la comprensione del linguaggio.
Uno di questi risulta la differenza tra discorso indiretto e diretto, tanto caro alle nostre maestre
di italiano della scuola primaria. Mi riferisco a tutti quegli esempi di frasi come La mamma chiede a Rita di mettere in ordine la stanza che divengono vita vera grazie all’interpretazione del
personaggio Mamma, la quale recita la battuta: “Rita, stellina della mamma, metti in ordine la stanza, per favore”. Ovviamente si lavora altresì sul contenuto emotivo della frase, che può essere dolce e affettuoso, irato e anche aggressivo: “Rita, quante volte te lo devo dire: metti in ordine questa benedetta stanza!” Non c’è niente di meglio del teatro per vivere in prima persona tale differenza, e pertanto apprenderla in maniera profonda e incontrovertibile.
Ma quando, nel laboratorio di Logoteatroterapia mi trovo a esercitare questa competenza con i miei bambini audiolesi, che hanno già partecipato a spettacoli in teatro, mi accorgo che trovano ancora molte difficoltà e che il passaggio è per loro tutt’altro che scontato. Dov’è l’intoppo, mi domando. E poi, finalmente, mi rendo conto che li stavo esortando a esercitare tale competenza su frasi generiche, con personaggi neutri, dei quali non hanno esperienza diretta. Magari perché per quanto concerne specificatamente il riordino della camera sono impeccabili, per esempio. Li incoraggio quindi ad attingere ai loro vissuti personali e familiari, tirando in ballo sorelle e fratelli, ancora genitori e pure i nonni. Poi, sfrutto ciò che apprendo delle loro famiglie per fare esempi credibili, in situazioni che loro stessi mi hanno raccontato più volte. E il gioco è fatto.
Agganciandosi alla memoria di eventi e rapporti che conoscono fin troppo bene, non hanno alcuna difficoltà a saltare dal discorso indiretto al diretto e viceversa. Una volta consolidato
l’apprendimento grazie a numerosi esempi, possiamo passare a personaggi generici e infine anche scrivere insieme il testo teatrale della storia di Rodari su cui stiamo lavorando da un po’.
I bambini ancora non possiedono il cumulo di diverse esperienze che appartiene al mondo adulto. È quindi necessario partire dal loro vissuto quotidiano per vederli in pochi minuti “spiccare il volo”.
Uno di questi risulta la differenza tra discorso indiretto e diretto, tanto caro alle nostre maestre
di italiano della scuola primaria. Mi riferisco a tutti quegli esempi di frasi come La mamma chiede a Rita di mettere in ordine la stanza che divengono vita vera grazie all’interpretazione del
personaggio Mamma, la quale recita la battuta: “Rita, stellina della mamma, metti in ordine la stanza, per favore”. Ovviamente si lavora altresì sul contenuto emotivo della frase, che può essere dolce e affettuoso, irato e anche aggressivo: “Rita, quante volte te lo devo dire: metti in ordine questa benedetta stanza!” Non c’è niente di meglio del teatro per vivere in prima persona tale differenza, e pertanto apprenderla in maniera profonda e incontrovertibile.
Ma quando, nel laboratorio di Logoteatroterapia mi trovo a esercitare questa competenza con i miei bambini audiolesi, che hanno già partecipato a spettacoli in teatro, mi accorgo che trovano ancora molte difficoltà e che il passaggio è per loro tutt’altro che scontato. Dov’è l’intoppo, mi domando. E poi, finalmente, mi rendo conto che li stavo esortando a esercitare tale competenza su frasi generiche, con personaggi neutri, dei quali non hanno esperienza diretta. Magari perché per quanto concerne specificatamente il riordino della camera sono impeccabili, per esempio. Li incoraggio quindi ad attingere ai loro vissuti personali e familiari, tirando in ballo sorelle e fratelli, ancora genitori e pure i nonni. Poi, sfrutto ciò che apprendo delle loro famiglie per fare esempi credibili, in situazioni che loro stessi mi hanno raccontato più volte. E il gioco è fatto.
Agganciandosi alla memoria di eventi e rapporti che conoscono fin troppo bene, non hanno alcuna difficoltà a saltare dal discorso indiretto al diretto e viceversa. Una volta consolidato
l’apprendimento grazie a numerosi esempi, possiamo passare a personaggi generici e infine anche scrivere insieme il testo teatrale della storia di Rodari su cui stiamo lavorando da un po’.
I bambini ancora non possiedono il cumulo di diverse esperienze che appartiene al mondo adulto. È quindi necessario partire dal loro vissuto quotidiano per vederli in pochi minuti “spiccare il volo”.
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