Conduco un laboratorio con adulti affetti da disabilità intellettiva e ipoacusia grazie alla piattaforma zoom. Davvero difficile fare giochi teatrali al computer, verissimo. Difficile, ma non impossibile. Iniziamo dunque! Dopo un piccolo riscaldamento che interessa viso, testa, spalle e arti superiori, ed è funzionale all’allentamento delle tensioni e a liberare la mente, passiamo al gioco vero e proprio. Avevo già informato i miei allievi che avrebbero dovuto venire muniti di una sciarpa ciascuno. Non appena mi mostrano soddisfatti le loro sciarpe, inizio io per prima a “trasformare” la mia in un altro oggetto: ripiegandola più volte, la uso come se fosse una bottiglia (svitando il tappo, inclinandola un poco e portandomela alle labbra). Tutti comprendono subito sia l’oggetto che l’azione che ho compiuto. Uno alla volta fa altrettanto, modificando la propria sciarpa così da farla diventare più compatta (ad esempio per farne un quadro) o allungandola al massimo per trasformarla in una corda per saltare. In questo modo abbiamo già attivato l’ideazione e stimolato la motricità fine, cercando di traslare la nostra idea sull’indumento che abbiamo in mano. Ma non è finita qui: una volta che tutti hanno ideato e trasformato, riprendo la parola e annuncio ai ragazzi che ogni oggetto inventato stimola il suo creatore a interpretare un relativo personaggio. Di conseguenza, io che avevo usato la sciarpa come una bottiglia, sarò un’ubriacona; il ragazzo che l’aveva usata come una frusta, diverrà il domatore dei leoni al circo; la ragazza che se l’era messa in testa a mo’ di fazzoletto, interpreterà una vecchina paurosa di tutto. E così via. L’oggetto assolve immediatamente la sua funzione creativa e in pochi secondi fa scaturire dalla mente di ciascuno un personaggio assolutamente coerente. Non solo. L’utilizzo dell’oggetto e l’interpretazione del personaggio, stimolano il linguaggio congruo e contestuale: ogni attore infatti pronuncia battute che sorgono spontanee alle sue labbra, aggiungendo persino prosodia e intensità vocale, dimostrando una volta di più di quanto il linguaggio scaturisca dal corpo in azione. E tutto questo, grazie all’utilizzo non convenzionale di un oggetto così comune come una sciarpa.
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