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Fare teatro la vigilia di Natale

È la vigilia di Natale. Un Natale strano, per certi versi claustrofobico. Un Natale in cui dovremo restare chiusi in casa perché potremmo essere veicolo di malattia per i nostri parenti, o loro per noi. Eppure è Natale, già. Di buon mattino ho un appuntamento zoom con alcuni dei miei giovanissimi allievi. L’unico lato positivo del condurre il laboratorio on line, è che almeno possiamo stare senza mascherine. E allora ecco apparire sullo schermo del mio pc i visetti assonnati ma anche eccitati per la notte che arriverà, gli occhietti vispi e sbarazzini, i pigiamini a quadretti rossi e blu, l’albero di Natale che si intravede in fondo alla stanza, gli addobbi e le lucine. Tutto parla del Natale. Perciò anche io propongo ai miei giovani attori un cambio di programma, e data la
Cecilia Moreschi
coincidenza dell’evento, uno scambio di regali. I partecipanti accettano entusiasti la proposta, pur non sapendo ancora di cosa si tratta. Sono affetti da sordità, ritardo di linguaggio, disabilità intellettiva, disturbo dell’attenzione, lieve disturbo d’ansia. Cominciamo dunque. “Scegliete un oggetto qualsiasi” chiedo ai miei giovani attori. “Mostriamo tutti gli oggetti. Quindi scegliamo una delle persone presenti in questa video chiamata e regaliamoglielo, motivando la scelta e l’uso dell’oggetto, che naturalmente dev’essere di un uso speciale, fantastico, magico.” Quindi ora i bambini devono compiere una scelta fra i presenti, ideare a cosa potrebbe servire l’oggetto scelto in precedenza (quando non sapevano a cosa sarebbe servito e perciò hanno afferrato la prima cosa che avessero a portata di mano), donargli un uso fantastico adeguato a chi lo riceverà. Tutto questo processo cognitivo avviene nel silenzio della loro mente, non devono dire una parola finché non è il loro turno. Appena tutti con un cenno mi comunicano di essere pronti, diamo il via allo scambio di regali. Inizio io, destinando la mia tazzina di caffè preferita a uno dei bambini e battezzandola “la tazzina dell’energia”. Gli servirà nei prossimi giorni di gennaio, quando dovrà tornare a scuola e non avrà voglia di lasciare il calduccio delle coperte; gli basterà bere dalla tazzina per trovare una giusta dose di energia sufficiente a fargli affrontare la giornata con un sorriso largo così. I regali successivi sono: un paio di occhiali per guardare lontano, un biscotto per trovare la dolcezza, un alberello di Natale per illuminare tutto l’anno, un vecchio portafoglio che in realtà nasconde un gioco da mimare, un rotolo di cartone che serve a fare le magie. Con grande sicurezza, come se avessero fatto decine di prove, i bambini si succedono uno dopo l’altro e con poche frasi illustrano il regalo al ricevente, spiegandone chiaramente l’uso coerente con la persona, segno inequivocabile della capacità di osservazione e uso corretto dell’eloquio spontaneo. E ora finalmente, a tutti: buon Natale!

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