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Dal Covid alla speranza - Spettacolo teatrale Nella tana di Alice

Venerdì 18 giugno nella splendida cornice della libreria Eli, è andato in scena lo spettacolo Nella tana di Alicedal Covid alla speranza, scritto e recitato dai giovanissimi allievi del laboratorio di Logoteatroterapia. I dieci meravigliosi ragazzi, di età compresa fra 11 e 16 anni, superando difficoltà quali il dover portare la mascherina, rispettare il distanziamento, sostenere gli esami di terza media, hanno mostrato a un pubblico selezionato tutto il loro talento e veicolato un importante messaggio: proprio in una situazione così pesante come quella che stiamo vivendo, la cultura ci viene in soccorso portandoci “fuori” da noi stessi, aiutandoci a viaggiare con la mente e il cuore. E la condivisione, il racconto dell’esperienza fatta, rende il tutto ancora più prezioso. Ma andiamo per ordine.

Lo scorso 22 gennaio inizia il laboratorio di Logoteatroterapia presso l’ampio spazio della libreria Eli a Roma. La logopedista Paola Gallassi mi affianca con il suo prezioso supporto in questa nuova avventura. Il direttore e il personale della libreria credono fermamente nel fare qualcosa per i giovani del quartiere costretti a casa e al distanziamento sociale, e ci mettono coraggiosamente a disposizione il loro spazio. Dieci ragazzi possono così usufruire del laboratorio e divertirsi con i giochi teatrali e le improvvisazioni. Nonostante il rispetto del distanziamento, pian piano la relazione fra tutti noi si fa più stretta e profonda. Lavoriamo sulla propriocezione corporea, sulla corretta gestione del corpo nello spazio, sulla rapidità della risposta congrua e contestuale, sul rendere il corpo e la voce sempre più espressivi nelle varie modalità extraquotidiane. I ragazzi come sempre ci sorprendono per la loro bravura e il loro coraggio nello sperimentare, nel mettersi in gioco.

Logoteatroterapia laboratorio
 

A marzo arriva la zona rossa. Spostiamo il laboratorio su zoom e proprio dal video dei nostri computer decidiamo di provare a montare uno spettacolo da mostrare a genitori e parenti. Certo, è proprio un azzardo: potremmo lavorarci settimane e poi non avere le condizioni per poterlo realizzare. Ma gli artisti sognano, si sa. Quindi cominciamo a lavorare su quello che poi diventerà Nella tana di Alice.

Il dialogo con i ragazzi si fa sempre più profondo. Chiedo loro come hanno vissuto il lockdown, come si sono sentiti. A due di loro viene in mente la metafora della caduta di Alice nella tana del Bianconiglio come chiave di lettura di questo periodo. Partendo da qui, non è poi difficile parlare di cosa ciascuno ha trovato in questo nuovo mondo tutto a rovescio. Il passo successivo arriva spontaneo: poco dopo il primo lockdown riaprirono le librerie. Questi posti magici, pieni di libri, film, fumetti, musica… pieni di storie e di persone. La libreria dunque è per noi il paese delle meraviglie e tutte le storie trovate qui sono altrettante finestre per prendere una boccata d’aria dalla nostra realtà. Fino a che, tutti insieme, riusciremo davvero a uscire da questa pandemia lasciandocela alle spalle.

Nel mese di aprile terminiamo la scrittura drammaturgica del testo. I ragazzi hanno maggio e poche settimane di giugno per memorizzare le parti e riprovare il tutto. Alcuni di loro devono sostenere gli esami di terza media, gli altri hanno comunque ultime interrogazioni e verifiche scolastiche. Ma nessuno viene meno all’impegno preso e con serietà (unita al caldo che comincia ad affacciarsi) memorizza il copione, porta oggetti e costumi, arriva sempre puntuale alle prove. E finalmente giunge il 18 giugno.

logoteatroterapia laboratorio

Con grande emozione, i ragazzi si preparano ad accogliere il pubblico. Per tutta la durata dello spettacolo saranno sempre sulla scena, presenza “piena”, viva e vibrante a sostegno dell’attore o attrice che interpreta la propria parte. Non è facile mantenere il silenzio e la compostezza durante le scene degli altri. Ma è proprio l’esercizio della “pausa attiva” come l’ha sapientemente definita Paola, nel pieno rispetto di chi recita in quel momento, a contribuire alla riuscita della performance.

Cosa resta di questa esperienza? L’emozione, la bravura, l’entusiasmo che i giovani attori hanno trasmesso a tutti noi. E, come recita il sottotitolo dello spettacolo, la speranza.

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