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Il corpo - chi comanda il movimento?

La bambina con cui ho lavorato durante un pomeriggio, all’interno di uno dei laboratori di Logoteatroterapia, è affetta da disturbo misto del linguaggio espressivo. A tale disturbo unisce un eccesso di velocità in qualsiasi tipologia di prestazione, il passare da un argomento all’altro senza soluzione di continuità, da un gioco all’altro, da una domanda all’altra senza ascoltare più di tanto la risposta. Probabilmente ha trovato nell’andare di fretta una modalità compensativa delle sue carenze linguistiche e attentive. Per questo motivo nelle prime settimane di laboratorio le ho proposto attività che eliminavano quasi del tutto la parola, concentrandosi invece totalmente sul corpo, sia in modalità statica che dinamica. La bambina è allegra, disponibile al lavoro, curiosa di imparare cose nuove. Dopo aver instaurato con lei una serena e armoniosa relazione basata sulla
Cecilia Moreschi
fiducia, incominciamo con gli esercizi. Ho già notato le sue difficoltà propriocettive, la quasi totale impossibilità allo stare “dentro” se stessa. Abbiamo già lavorato in precedenza su attività quali il macro-scioglimento corporale, la marionetta, l’alternanza di tensione/rilassamento, la pausa. Oggi le propongo di muovere alcuni parti del corpo imitando i movimenti che faccio io, in totale silenzio. Dopo tre elementi in sequenza dovrà chiudere gli occhi e dire quali componenti del corpo ha utilizzato. Sembra una richiesta facilissima ma non lo è. La sua risposta è infatti grossolana e imprecisa. Concentro la sua attenzione sul fatto che non ha mosso la mano ma inizialmente solo le dita; che l’intera mano si è aggiunta dopo, e successivamente l’avambraccio fino al gomito. Ripetiamo l’esercizio con altre parti del corpo. Stavolta la nostra a occhi chiusi pronuncia correttamente ciò che ha mosso, ma non nella corretta sequenza. Le chiedo quindi di utilizzare la memoria di lavoro per ripetere sia gli elementi corporei (i quali stavolta erano testa, collo, spalle) che la sequenza temporale. Procediamo così, isolando sempre più gli elementi corporei, e il momento in cui lei chiude gli occhi la aiuta enormemente a consapevolizzare cosa ha mosso e quando. Insieme facciamo una nuova scoperta: se io comando al ginocchio di muoversi, quest’ultimo inevitabilmente coinvolgerà anche la coscia nell’azione. Ma devo avere chiaro chi è che ha cominciato, chi “comanda” il movimento. In questo caso è il ginocchio, non la coscia. Per farle capire meglio le faccio un piccolo esempio: se io mi avvicino a te, ti prendo per mano e ti tiro verso di me, magari in una piccola scena in cui pronuncio la battuta “Forza, sbrigati, è tardi!”, sono io che comando e tu sei coinvolta e portata da me nell’azione. Infatti ti fermerai appena io lascio la tua mano. Lo stesso accade con le parti del corpo: se è il dito indice che si muove, si “porterà dietro” la mano, il polso, il braccio, la spalla. La bambina è dotata di grande intelligenza, e condivide con me immediatamente un esempio che le è venuto in mente: quando esce a portare a spasso il cane, è lui che tira il guinzaglio e la trascina dove desidera andare. Quando invece è il suo papà a portare fuori l’animale, riesce agevolmente a comandare il movimento e la direzione, in quanto l’uomo è molto più forte del cane. Con questo esempio la mia piccola allieva non solo ha mostrato di aver compreso l’apprendimento testé esperito, ma anche di riuscire a generalizzarlo, riportandolo in una delle sue attività quotidiane. E più conosciamo noi stessi, il nostro corpo e le modalità in cui lo utilizziamo per muoverci nello spazio, più miglioreremo le nostre azioni e le capacità comunicative, verbali e non verbali.

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