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Michela (nome di fantasia) è una bambina di 11 anni che frequenta la classe quinta della scuola primaria. Da un anno nel suo eloquio spontaneo appaiono saltuariamente episodi di disfluenza, ovvero alterazioni nel ritmo della parola o della frase, che rendono il linguaggio espressivo della piccola difficoltoso a causa di arresti improvvisi difficili da superare. Michela ne soffre enormemente, tanto da diminuire sensibilmente le occasioni in cui si esprime ad alta voce davanti a tutti. Noto però che nel gioco libero con i suoi compagni gli episodi diminuiscono drasticamente, quasi che Michela dimenticasse di essere soggetta a tale difficoltà.
Sono numerosissimi gli studi e gli articoli su quanto il teatro possa essere un valido strumento per la persona che balbetta e quindi cerco di documentarmi il più possibile affinché il laboratorio di logoteatroterapia sia per lei una risorsa o quantomeno un tempo di completa assenza di giudizio e possibilità di ricominciare. Alla performance finale della scorsa primavera infatti la ragazzina non mostra alcuna esitazione e riesce nella sua parte con grande talento e armonia. Ma alla prima richiesta nel laboratorio di quest’anno, ovvero realizzare un’improvvisazione con uno dei suoi compagni, ecco che il problema si ripresenta.
Michela entra in scena con camminata, postura e gestualità proprie del personaggio che ha deciso di interpretare, ma si inceppa al primo fonema della battuta che vorrebbe pronunciare. Riprova un paio di volte, nulla da fare. Mi alzo, interrompo la scena facendo qualche commento a voce alta (per darle il tempo di riprendere fiato e rientrare dentro se stessa) quindi mi avvicino a lei e pronuncio io la battuta, chiedendole se ho ben intuito quel che vorrebbe dire. Mi conferma che è proprio così. A questo punto mi rivolgo sia a lei che a tutto l’uditorio, affinché Michela non avverta troppa pressione sulla sua persona, e suggerisco un gesto ritmico associato a ognuna delle parole che compongono la frase. “Ragazzi, vi ricordate quanto ci siamo esercitati col ritmo, tempo fa? Con la body percussion, il ritmo in 4/4 e così via? Il ritmo è nel linguaggio, nel respiro, nella corsa, in moltissime azioni che facciamo durante il giorno. Allora, associamolo alla battuta. Potrebbe aiutare la voce a uscire in maniera più armoniosa”. E il miracolo avviene. Michela ricomincia, aggiunge il gesto ripetuto e lo compie esattamente dove cade l’accento di ogni singola parola. La battuta fuoriesce perfettamente dalle sue labbra e il grande applauso che ne consegue, sancisce indelebilmente il successo della ragazzina. “Bravissima, continua così. Il corpo è il tuo alleato, il corpo e il ritmo ti aiutano sempre. Lo abbiamo scoperto oggi, non lo dimenticheremo più”, le dico, cercando di sovrastare il chiasso del battito di mani e dei complimenti.
Michela sorride, viene abbracciata dalle compagne più care. Prima di salutarmi mi dice: “Grazie. Non lo dimenticherò”.
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