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Comunicazione efficace esempi a scuola

Disponibile a breve anche tramite podcast.

Continuiamo a parlare di comunicazione efficace.
Da fonti autorevoli ho avuto modo di appurare che gli allenatori di squadre giovanili di pallacanestro insegnano ai loro atleti che quando il playmaker passa la palla a uno dei compagni e questi non riesce a prenderla, la responsabilità è sempre e inequivocabilmente del primo giocatore e non del secondo. Ovvero di chi ha in mano il pallone e lo lancia, non di chi lo riceve. Trovo questo esempio perfetto anche per la comunicazione tra gli esseri umani, tra docenti e discenti, tra colleghi con differenti livelli di responsabilità, tra genitori e figli, e perfino tra amici.
Mi vengono in mente brevissimi ma significativi episodi accaduti tra adulti relativi alla preparazione degli spettacoli in una scuola.
Ad esempio, quello di una foto scelta frettolosamente e inviata alla persona che deve occuparsi di riprodurre l’immagine per la scenografia dello spettacolo di una classe. Nell’immagine vi è, accidentalmente, una pubblicità, la quale viene pedissequamente riprodotta nella scenografia, salvo poi essere ricoperta precipitosamente in quanto non adatta allo spettacolo. La persona che aveva inviato la foto non aveva speso alcun istante a riflettere sul fatto che i destinatari non sapevano alcunché dell’argomento e della storia dello spettacolo. Pertanto non era in grado di rielaborare o eliminare elementi superflui presenti nell’immagine; si è limitata a riprodurla fedelmente, convinta di essere nel giusto.
Altro esempio. Le date degli spettacoli in una scuola vengono inviate nella chat in cui sono presenti tutti i docenti dell’istituto comprensivo, il quale ospita un numero importante di classi, dalla scuola dell’infanzia alla primaria di primo e secondo grado. L’informazione pertanto si perde in un mare di ulteriori messaggi, confondendosi con essi. Risultato: il giorno di un determinato spettacolo il teatro è occupato da altri bambini e differenti attività. I rispettivi docenti si infastidiscono, affermano di non ricordare di aver letto il messaggio, sono costretti in fretta e furia a modificare i loro programmi, cercare un altro luogo e così via. Questo genera emozioni negative, discussioni accese, perdita di tempo e tanto altro.
Infine: mettiamo che la lista dei costumi necessari alla messinscena venga redatta e consegnata agli interessati. Anche qui vengono dati per scontati alcuni elementi, i quali non possono essere noti a chi non abbia visto lo sviluppo della messinscena. Pertanto, il fatidico giorno dello spettacolo, alcuni degli abiti non sono quelli che ci si aspettava. E potremmo andare avanti.
La preparazione dello spettacolo è un lavoro a 360° che interessa direttamente una notevole quantità di persone e ne coinvolge altrettante anche solo per qualche minuto. La comunicazione fra tutte queste persone potrebbe dipanarsi in maniera chiara, diretta e serena, non solo se non andassimo sempre tutti di fretta, presi da mille distrattori, mentre dovremmo essere concentrati su un solo obiettivo. Ma soprattutto essa funzionerebbe senza ombra di dubbio se chi detiene l’informazione da divulgare si mettesse per un momento nei panni di chi la deve ricevere, provando a immaginare quali elementi siano a conoscenza di quest’ultimo; chiedendosi se il contesto in cui avviene la comunicazione sia facilitante oppure no; scegliendo il momento adatto per veicolare un contenuto importante, che altrimenti viene perduto nel caos.
Riportiamo ora questa riflessione nel lavoro con i nostri bambini e ragazzi.
Ancora una volta, alleniamoli alla percezione e corretta gestione dello spazio, del tempo, stimoliamo l’empatia. Tutto è collegato, tutto concorre al bene delle relazioni tra gli esseri umani. E, di conseguenza, tutto andrà enormemente meglio.

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