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Logoteatroterapia e autoregolazione

Disponibile anche tramite podcast . Aurora (nome di fantasia) è una ragazza allegra, solare e generosa. Ha 18 anni ed è affetta da DSA e disturbo d’ansia, che spesso si accompagna a una grande fragilità emotiva. Aurora frequenta già da qualche anno il laboratorio di Logoteatroterapia con grande coraggio e determinazione. Non manca a un appuntamento, lei che non solo non sarebbe mai salita su un palco, ma addirittura si rifiutava all’inizio di recitare piccole improvvisazioni davanti ai suoi compagni. Eppure ha trovato la forza, forse unita a un pizzico di incoscienza, ed è sempre riuscita a superare le proprie difficoltà, scoprendo di avere notevole talento e soprattutto di provare piacere nel metterlo in gioco. Qualche settimana fa mi disse di avere un gran mal di pancia. Le chiesi se proprio non se la sentiva di recitare, in quanto avremmo dovuto impostare la sua scena per lo spettacolo. Rispose che ci avrebbe provato, con il patto che si sarebbe fermata in qualsiasi momento. Eppure
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Logoteatroterapia e attenzione divisa

Disponibile anche tramite podcast . Un lunedì pomeriggio mi trovo a lavorare con un gruppo di sei adulti affetti da disabilità intellettiva in comorbidità con altre patologie. Stiamo allestendo lo spettacolo, i sei hanno memorizzato ciascuno le proprie battute e nella ripetizione del copione a tavolino sono andati abbastanza bene. Ma una volta all’interno dello spazio scenico, laddove sia necessario integrare il contenuto verbale con lo spazio, le azioni, gli oggetti, la gestualità e la postura, il compito inizia a farsi davvero arduo. Pertanto la sicurezza di alcuni di loro inizia a vacillare e, per ritrovare una metaforica àncora alla quale aggrapparsi, tengono lo sguardo fisso su di me, aspettandosi piccoli aiuti gestuali o la prima parola della battuta. Basta un attimo e il minuscolo suggerimento che fornisco loro è più che sufficiente a riportare alla memoria l’intera frase e le eventuali azioni. Ma come fare quando continuano a mantenere il contatto oculare con la sottoscritta e

Logoteatroterapia e disprassia

Disponibile anche tramite podcast . Qualche anno fa, mentre il Covid continuava a farsi sentire e tutti noi eravamo costretti a lavorare con mascherine, distanza, finestre aperte e gel per le mani, arrivò Simone (nome di fantasia) al mio laboratorio di Logoteatroterapia per bambini dai 7 ai 9 anni. Il bambino era affetto da disprassia grosso motoria, ma non fu difficile rendermi conto che tale disagio aveva fatto sì che in lui si sviluppasse un’altra problematica, altrettanto invalidante. Il disturbo di coordinazione dello sviluppo (DCD), noto anche come disturbo di coordinazione motoria dello sviluppo, disprassia dello sviluppo o semplicemente disprassia, è un disturbo dello sviluppo neurologico caratterizzato da compromissione della coordinazione dei movimenti fisici a seguito di messaggi cerebrali che non vengono trasmessi con precisione al corpo. Simone era un ragazzino di grande intelligenza, assolutamente consapevole delle proprie difficoltà e che soffriva enormemente nel veder

Quando i ragazzi ci insegnano

Disponibile anche tramite podcast . La Logoteatroterapia è nata e si è sviluppata seguendo un percorso totalmente empirico, ovvero sperimentando insieme a bambini e ragazzi le varie attività atte a raggiungere un determinato obiettivo. L’esperienza e i partecipanti sono stati di volta in volta ispiratori e severi correttori di tutti quegli errori e quelle imperfezioni che accidentalmente rallentano il cammino di una nuova disciplina, anche se il più delle volte anch’essi sono utilissimi a mettere a fuoco maggiormente quel che invece può essere utile nei vari contesti. Come ogni disciplina artistica e terapeutica al tempo stesso, essa è duttile e si adatta alle necessità di ogni singolo partecipante. Tale flessibilità la arricchisce di nuove esperienze, nuove modalità di raggiungere l’obiettivo prefissato. Ecco infatti che Claudia Fusari, logopedista di Foligno e conduttrice di un laboratorio di Logoteatroterapia, si trova a lavorare con ragazzi affetti da importanti patologie e strutt

A occhi chiusi

Disponibile anche tramite podcast . Un giovedì mattina conduco il laboratorio con due ragazzi che frequentano la prima classe della scuola media. Il primo, chiamiamolo Alessio, è affetto da goffaggine motoria e lieve disabilità intellettiva. Il secondo, che chiameremo Tommaso, ha una fortissima inibizione sia verbale che corporea che lo porta a essere in un perenne stato di tensione. Di conseguenza il suo eloquio ha continue esitazioni, pause troppo lunghe, fonemi scorretti, a volte va in debito d’aria e così via. Naturalmente, per entrambi, ho strutturato una serie di attività che partano dal corpo, che stimolino la propriocezione, l’alternanza di tensione/rilassamento e la corretta respirazione. Eppure, c’è qualcosa che ancora non va. Mi rendo conto che sia Tommaso che Alessio hanno necessità di rinforzare il proprio io, aumentando sia l’autostima che la capacità di credere in se stessi. Di conseguenza, dopo aver svolto insieme a loro alcuni esercizi corporei quali lo scioglimento e

Dialogo verbale e non verbale

Disponibile a breve anche tramite podcast . Una cosa che non cessa di stupirmi è quanto ognuno dei ragazzi che partecipi al laboratorio di Logoteatroterapia possa in determinati momenti risultare terapeuticamente funzionale nei confronti dei compagni che gli stanno accanto. Ecco il racconto di un piccolo ma significativo episodio. Stiamo creando insieme la prima scena del nuovo spettacolo. Ho ascoltato le idee, le proposte di tutti i miei adolescenti e pian piano si delinea la trama della nostra prossima performance. I primi due attori sono Andrea e Valentina (nomi di fantasia). A causa degli importanti disturbi dai quali sono affetti, il comportamento dei due è praticamente opposto: Andrea parla tantissimo, una volta che inizia non ha la capacità di terminare e concludere il discorso. Valentina al contrario è una ragazza molto espressiva ma che utilizza raramente l’aspetto verbale, preferendo enormemente la scrittura, la mimica, la gestualità. Ed eccoli a recitare insieme. Oltre alle

L'esperienza di Carlotta Chiaramonte con la Logoteatroterapia

Carlotta Chiaramonte è una straordinaria logopedista, nonché allieva del corso di Logoteatroterapia per professionisti. Ecco cosa ci racconta in merito a un bambino di 4 anni che partecipa al suo laboratorio di Logoteatroterapia presso il Centro Plòion del quartiere San Lorenzo a Roma . Da qualche settimana è partito un laboratorio di Logoteatroterapia condotto dalla sottoscritta, con la supervisione di Cecilia Moreschi, al quale partecipano bambini di quattro anni dall’entusiasmo esplosivo e dalla fantasia sconfinata. Ogni volta preparo un programma delle attività che faremo, seguendo un filo logico fatto di obiettivi, di brevi passi che puntano a raggiungere abilità o rafforzarne altre emergenti. Nello stilare il programma mi guidano loro, con le loro unicità e le loro idee e reazioni. Cammino sul tracciato della Logoteatroterapia, con le sue basi scientifiche ed esercizi pensati proprio per agire su determinate sfere e per favorire specifiche competenze del bambino. Poi però, spess