Mi trovo a condurre un’attività di logoteatroterapia in un gruppo in cui è presente Cristina – nome fittizio - bambina di 9 anni. Affetta da ritardo di linguaggio e disturbo misto del linguaggio espressivo, con una bassa autostima, Cristina ha recuperato moltissimo e ora parla fluentemente, con un vocabolario abbastanza ricco e frasi complesse. Permane, tuttavia, una forte inibizione a prendersi il suo spazio, a fare delle scelte, a esprimere chiaramente i suoi desideri o ciò che non le piace. Inoltre mostra grandi difficoltà non solo a interpretare le emozioni, a causa anche di una leggera ipotonia dei muscoli facciali, ma anche a riconoscerle laddove le veda espresse nel viso e nella postura di chi le sta accanto. Propongo quindi alcuni giochi propri del laboratorio di logoteatroterapia. Iniziamo con macro movimenti nello spazio, in cui tutto il corpo scioglie le contratture muscolari, respira profondamente, e comincia a giocare e divertirsi, immaginando di aver preso la scossa o di essere una foglia portata dal vento. Poi ci concentriamo sull’espressività emozionale in posizione statica, facendo sempre tutti insieme
cosicché Cristina possa sbirciare quel che fanno gli altri e aiutarsi con le informazioni che reperisce. Quindi passiamo alle entrate in scena singole, in cui ciascun attore deve interpretare un’emozione scelta da un altro, associata a una battuta ideata da un terzo. Qui entrano in gioco lo spazio e il tempo: l’attore che recita dovrà mantenere l’emozione interpretata corporalmente per tutto il tempo in cui durerà la sua performance, attraversando lo spazio scenico da sinistra a destra.
Quando arriva il momento di Cristina, la bambina è talmente preda dell’ansia da prestazione da fare un solo passo e pronunciare tutta la battuta, pur di sbrigarsi a terminare il compito assegnato. Di conseguenza non sa più che fare, come riempire lo spazio rimanente fino a poter finalmente uscire di scena.
Le dico che è stata bravissima, il che è vero dato lo sforzo di memoria a breve termine, di articolazione e voce prosodica per la recitazione ed espressione corporale. Affermo che è talmente brava che il pubblico vuole vederla meglio. Le chiedo quindi di contare almeno tre passi quando entra in scena, così da trovarsi un po’ più al centro. Lì potrà recitare comodamente la battuta e avrà solo altri pochi passi da compiere per conquistare finalmente la quinta d’uscita. Cristina riprova, le dico che abbiamo molto tempo a nostra disposizione e non deve sbrigarsi. Conta i tre passi, si trova al centro. Riesce a recitare con più calma e ora è più facile mantenere l’attenzione corporale all’emozione fino alla fine. È un grande sforzo per lei, ma uno scrosciante applauso finale sancisce il ringraziamento per tutto il suo impegno e le piccole conquiste raggiunte.
cosicché Cristina possa sbirciare quel che fanno gli altri e aiutarsi con le informazioni che reperisce. Quindi passiamo alle entrate in scena singole, in cui ciascun attore deve interpretare un’emozione scelta da un altro, associata a una battuta ideata da un terzo. Qui entrano in gioco lo spazio e il tempo: l’attore che recita dovrà mantenere l’emozione interpretata corporalmente per tutto il tempo in cui durerà la sua performance, attraversando lo spazio scenico da sinistra a destra.
Quando arriva il momento di Cristina, la bambina è talmente preda dell’ansia da prestazione da fare un solo passo e pronunciare tutta la battuta, pur di sbrigarsi a terminare il compito assegnato. Di conseguenza non sa più che fare, come riempire lo spazio rimanente fino a poter finalmente uscire di scena.
Le dico che è stata bravissima, il che è vero dato lo sforzo di memoria a breve termine, di articolazione e voce prosodica per la recitazione ed espressione corporale. Affermo che è talmente brava che il pubblico vuole vederla meglio. Le chiedo quindi di contare almeno tre passi quando entra in scena, così da trovarsi un po’ più al centro. Lì potrà recitare comodamente la battuta e avrà solo altri pochi passi da compiere per conquistare finalmente la quinta d’uscita. Cristina riprova, le dico che abbiamo molto tempo a nostra disposizione e non deve sbrigarsi. Conta i tre passi, si trova al centro. Riesce a recitare con più calma e ora è più facile mantenere l’attenzione corporale all’emozione fino alla fine. È un grande sforzo per lei, ma uno scrosciante applauso finale sancisce il ringraziamento per tutto il suo impegno e le piccole conquiste raggiunte.
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